Siete mai riusciti a risolvere l’enigma della Pietra di Bologna?

Di difficilissima interpretazione e ancora oggi avvolta dal mistero, pare che possa ricondurre alla sintesi della Pietra filosofale e al segreto dell'immortalità!
Qualcuno di voi è mai riuscito a risolvere l’arcano della “Pietra di Bologna”?
Questa epigrafe, che risale almeno al XVI secolo, nomina, oltre a personaggi probabilmente inventati, anche alcuni passaggi alchemici da eseguire in laboratorio.
Conosciuta anche come l’iscrizione latina di Aelia Laelia Crispis, questa misteriosa iscrizione rettangolare, è stata ritenuta una falsa iscrizione funeraria dedicata da uno sconosciuto dietro lo pseudonimo di Lucio Agatho Priscio a una donna enigmatica chiamata Aelia Laelia Crispis.
L’enigmatica iscrizione ha sempre destato un grande interesse tra gli studiosi, soprattutto in ambito alchemico. Già a partire dal XVI secolo sono state proposte varie soluzioni per decifrare il testo, tra cui quelle che la identificano con Niobe, una ninfa delle querce o addirittura l’acqua piovana. Tuttavia, la teoria più fantasiosa e al tempo stesso affascinante è quella che lega il testo alla ricercata pietra filosofale degli alchimisti.
Nel corso dei secoli molte personalità di spicco si sono confrontate con la lapide di Aelia Laelia Crispis, tra cui il letterato Emanuele Tesauro e lo storiografo Serafino Calindri e persino Carl Gustav Jung.
Tuttavia, nonostante gli sforzi dei numerosi ricercatori, il significato del testo rimane ancora oggi un enigma senza soluzione certa. Alcuni studiosi sostengono che si tratti solo di uno scherzo intellettuale, di un gioco umanistico nato per far divertire gli interpreti più che per essere compreso. La mancanza di una spiegazione univoca ha fatto sì che l’iscrizione di Aelia Laelia Crispis resti una fonte di ispirazione per l’immaginazione letteraria.

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