Aria di novità nell’affollato micromondo dei locali tortoliesi. Ecco arrivare, infatti, fresco di inaugurazione, il Bellavista Bio Cafè. Un luogo speciale, dal sapore cittadino, dove fervono nuove idee e prospettive. Giorgio e Roberto Perino, i gestori di questa piccola perla del centro tortoliese, hanno deciso di affiancare alla propria professionalità ( maturata in tanti anni di lavoro nel settore) un’idea innovativa, che è divenuta subito un vero e proprio tratto distintivo: offrire alla clientela prodotti biologici. Parliamone con loro.

Perchè la scelta del biologico?

Abbiamo fatto questa scelta perchè sensibili nei confronti dei prodotti naturali e non trattati. Dopo un’attenta ricerca, abbiamo deciso di affidarci ad un’azienda di grande professionalità e dai prodotti di alta qualità, la Pascucci. Il biologico è la nuova frontiera del mangiare e del bere consapevole e la Pascucci è molto attenta a questo aspetto, al riciclo, al mercato equosolidale e al rispetto dei piccoli produttori di caffè di tutto il mondo. Siamo orgogliosi di poterci appoggiare ad un marchio come questo.

Oltre al caffè, sono disponibili altri prodotti biologici al Bellavista?

Certamente, ci stiamo allargando verso altri prodotti biologici come bibite, succhi, cioccolato. Inoltre presto saranno disponibili le miscele di caffè monorigine, provenienti cioè da una sola regione del mondo e destinate ai palati più raffinati e agli intenditori di caffè.

I clienti come hanno reagito a questa novità?

Molto bene. Da parte della clientela abbiamo avvertito prima entusiasmo e curiosità, poi soddisfazione per il prodotto e per l’idea che matura dietro di esso.  L’offerta, inoltre, è molto diversificata ( caffè bio decaffeinato, cappuccino bio decaffeinato etc) e va incontro a tutte le possibili esigenze. Abbineremo poi ai prodotti delle schede tecniche, che illustreranno alla clientela più attenta le caratteristiche dei prodotti nello specifico.

Cosa promettono le serate del Bellavista Bio Cafè?

Da parte nostra c’è tutta l’intenzione di offrire ai clienti delle serate all’insegna del divertimento e della professionalità, in un ambiente fresco e dinamico. Sono già in programma serate a tema, degustazioni e djset. Vi aspettiamo!

La vicenda che nelle ultime ore ha fatto il giro dei media nazionali e internazionali approda ora in Procura. La magistratura di Aosta ha infatti aperto un fascicolo — al momento senza ipotesi di reato formalizzate — sul caso del radiologo G.F., responsabile della struttura semplice di Radiologia e neuroradiologia interventistica dell’ospedale Parini, che ha ammesso di aver utilizzato le apparecchiature dell’ospedale per sottoporre la propria gatta, Athena, a una Tac e a un drenaggio toracico dopo una caduta di sei piani.

A portare il caso all’attenzione della Procura è stata la stessa azienda Usl della Valle d’Aosta, che ha avviato accertamenti interni sull’episodio. Il medico ha risposto con una lettera, dichiarandosi disponibile a risarcire eventuali danni economici e spiegando le proprie ragioni: «Di professione faccio il radiologo interventista e sapevo di poterla salvare solo con un intervento tempestivo».

Il direttore generale, Massimo Uberti, aveva già sottolineato la possibile rilevanza penale della vicenda: «Qui ci sono anche ipotesi di reato perseguibili d’ufficio. Il pubblico ufficiale ha l’obbligo di segnalazione». Parallelamente è stata attivata una commissione disciplinare con l’iter di verifica dei fatti, dopo che un collega del primario aveva riferito l’episodio.

La gatta Athena era precipitata dal tetto del condominio per sei piani. Portata inizialmente dal veterinario, erano emersi traumi multipli: fratture posteriori, sospetto pneumotorace, possibili lesioni interne. Vista la gravità, il medico si è recato all’ospedale regionale Parini in un orario in cui le tre Tac non erano in servizio programmato. Verificata l’assenza di pazienti in attesa, ha eseguito un esame di pochi secondi e poi il drenaggio toracico che ha permesso all’animale di tornare a respirare.

«Da quel momento la gatta si è gradualmente ripresa» racconta il medico, che sottolinea di non essere in servizio e di aver agito solo per salvare la vita dell’animale. Athena è uno dei cinque gatti che il radiologo ha adottato nel tempo, tutti salvati dalla strada. «Se non avessi fatto tutto ciò che potevo, e la mia gatta fosse morta, non me lo sarei mai perdonato, anche per i miei figli che la adorano».

La storia continua a suscitare un acceso dibattito sulla gestione delle risorse sanitarie pubbliche, tra chi difende il gesto “salvavita” del medico e chi invoca il rispetto rigoroso delle procedure e dell’uso delle apparecchiature ospedaliere. Ora la parola passa alla Procura, che dovrà stabilire se nell’intervento di quella notte si configurino responsabilità penali o disciplinari.