Pierpaolo Comida a lavoro

Quinta edizione per  la campagna di sensibilizzazione “Ma il mare non vale una cicca?” promossa in tutta Italia dall’associazione Marevivo. Ad Orrì, un giovane volontario tortoliese.

Distribuire sulle spiagge di tutto lo Stivale centomila posacenere tascabili e lavabili: un gesto di responsabilità per proteggere i nostri litorali che Pierpaolo Comida, giovane tortoliese con il mare nel cuore, ha deciso di fare proprio. Sabato 3 e domenica 4 agosto, ha percorso le spiagge del Lido di Orrì, distribuendo i posacenere e, soprattutto, spiegando come il fatto di non abbandonare la cicca della sigaretta nella sabbia sia un gesto semplice in grado di ridimensionare l’inquinamento delle acque. Basti pensare che lo smaltimento di un semplice mozzicone richiede circa cinque anni. Stimando circa sei cicche per ogni posacenere, l’iniziativa – nel suo complesso- eviterà che sulla battigia o in acqua finiscano circa seicentomila filtri al giorno.

Racconta Pierpaolo: “Insieme ai posacenere ho distribuito nelle nostre bellissime spiagge anche degli opuscoli informativi relativi ai tempi di degrado in mare di alcuni oggetti che fanno parte della vita di tutti i giorni: dalle lattine alle bottigliette di plastica. Utilizzare il posacenere portatile per la raccolta di mozziconi vuol dire anche ridurre i fattori di rischio per la sopravvivenza di cetacei, tartarughe, uccelli marini e pesci che popolano i nostri mari, già messi in pericolo dalle migliaia di rifiuti di vario genere abbandonati ogni anno. E’ un gesto piccolo ma di enorme importanza”.

“Marevivo da sempre porta avanti campagne per promuovere comportamenti sostenibili – aggiunge il volontario – ricordando a tutti quanto sia cruciale il ruolo di ciascuno di noi nella tutela dell’ambiente e in particolare del mare. Sono felice di aver dato il mio contributo attivo a questa causa e di aver trovato tra i bagnanti ogliastrini molta curiosità e disponibilità”.

Una storia surreale arriva da Salerno e sta facendo rapidamente il giro del web: l’Agenzia delle Entrate ha inviato una cartella esattoriale a un bambino di appena 7 anni, chiedendo il pagamento dell’Irpef arretrata relativa al 2017. Peccato che, all’epoca, il piccolo non fosse nemmeno nato.

La vicenda, incredibile ma vera, ha immediatamente suscitato lo sconcerto dei genitori, che si sono trovati di fronte a un atto ufficiale con tanto di calcolo dell’imposta e dettagli sul presunto mancato pagamento. Non si tratta di un errore di omonimia: il nome del bambino corrisponde esattamente a quello indicato nella cartella, rendendo la situazione ancor più paradossale.

I genitori hanno annunciato di aver già predisposto il ricorso formale contro l’Agenzia delle Entrate, sottolineando l’assurdità della richiesta. «È incredibile pensare che il Fisco possa avanzare pretese economiche nei confronti di un bambino che all’epoca non era nemmeno nel mondo», hanno dichiarato, denunciando un episodio che sembra frutto di un errore amministrativo di dimensioni gigantesche.

Esperti di diritto tributario sottolineano come episodi simili, sebbene rari, possano capitare a causa di problemi nei sistemi informatici o errori di attribuzione delle posizioni fiscali. Tuttavia, casi in cui il destinatario non era ancora nato sono praticamente un unicum nella cronaca nazionale.

La vicenda ha già iniziato a circolare sui social, generando reazioni tra lo sconcerto e l’ironia: molti utenti si chiedono come sia possibile che il sistema possa generare una cartella esattoriale con dati così palesemente errati.

Resta da vedere come l’Agenzia delle Entrate gestirà la situazione, ma intanto la storia di questo piccolo salernitano rischia di entrare negli annali come uno degli episodi più bizzarri del fisco italiano.