Fosse comuni pronte anche in Brasile: a San Paolo e in Amazzonia cimiteri a rischio collasso
#mondo Dopo New York anche in Brasile si preparano le fosse comuni: a San Paolo, la città più grande e popolosa del paese, e a Manaus, in Amazzonia, i morti sono ormai troppi
Dopo New York, fosse comuni anche in Brasile a San Paolo e in Amazzonia per far fronte all’aumento di decessi per l’epidemia di coronavirus.
Lo ha annunciato il sindaco di San Paolo, Bruno Covas: nella città più grande e popolosa del Brasile, nel cimitero di Vila Formosa sono state scavate centinaia di fosse per far fronte all’aumento dei morti. Come riporta Ansa, secondo i media brasiliani, la metà delle sepolture a San Paolo riguarda persone decedute a causa del Covid-19. La metropoli è la città più colpita dalla pandemia in Brasile.
Stesso scenario anche a Manaus, in Amazzonia. In lacrime il sindaco Arthur Virgilio Neto: «Non stiamo vivendo un’emergenza, ma una calamità naturale”. La capitale amazzonica registra centinaia e centinaia di contagiati, con i pochi posti di terapia intensiva ormai al completo. Siamo al collasso, i medici devono scegliere chi salvare in base all’età, siamo alla barbarie», ha detto Virgilio, che ha lanciato un appello al governo di Brasilia affinchè venga aiutata l’Amazzonia che ha bisogno di aiuto: volontari, medici, infermieri e apparecchiature.
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Treviso, «Dante offende l’Islam»: studenti musulmani esonerati da studiare la Divina Commedia
In una scuola media di Treviso, due studenti musulmani sono stati esentati dall'insegnamento della Divina Commedia di Dante su richiesta dei genitori, che ritengono l'opera offensiva per la loro religione. L'insegnante e la preside hanno accolto la richiesta, consentendo agli studenti di concentrarsi su un altro autore. Questo episodio evidenzia le controversie già riscontrate in passato riguardo alla sensibilità delle opere di Dante, in particolare per i versi su Maometto.
“Dante offende l’Islam.” Con questa motivazione, i genitori di due studenti di una scuola media della provincia di Treviso hanno chiesto e ottenuto che ai propri figli non venga insegnata la celebre Divina Commedia di Dante Alighieri, tradizionalmente studiata nei programmi scolastici italiani. Le famiglie coinvolte ritengono che l’opera sia incompatibile con la loro religione, l’islam. La vicenda è iniziata quando l’insegnante di italiano ha chiesto agli studenti che non seguono le lezioni di religione cattolica di riportare sul diario una nota per richiedere un parere dei genitori sull’insegnamento dell’opera dantesca. Due famiglie hanno espresso la loro contrarietà, che è stata accolta sia dalla docente che dalla preside. Di conseguenza, i due studenti sono stati esonerati dalle lezioni sulla Divina Commedia, concentrandosi invece su un altro autore, Boccaccio.
La richiesta preventiva dell’insegnante, sebbene insolita, è stata motivata da problemi avuti in passato con alcune famiglie di religione non cattolica. Episodi simili si sono verificati anche in altri paesi, come Olanda e Belgio, dove l’opera è stata ritradotta per evitare di urtare la sensibilità dei fedeli musulmani. In alcuni paesi islamici, i versi su Maometto sono stati eliminati. Circa una decina di anni fa, la Gherush92, un’organizzazione di ricercatori e professionisti con status di consulente speciale presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, aveva richiesto l’eliminazione della Divina Commedia dai programmi scolastici.
Il professore Alberto Pezzè è intervenuto sul caso trevigiano durante un servizio del Tg di Antenna Tre Nordest, spiegando che la Divina Commedia può urtare la sensibilità dei musulmani a causa del fatto che nell’Inferno, in particolare nel 28esimo canto, Dante incontra Maometto, considerandolo un seminatore di discordie. Dante, basandosi su una leggenda nata probabilmente in ambiente crociato, ritrae Maometto come un prete cristiano che, non riuscendo a fare carriera, avrebbe fondato una nuova religione. Pezzè ha concluso sottolineando la necessità di accettare il punto di vista degli altri da entrambe le parti.
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