L’idea di Ashley, studentessa americana che cuce (e regala) mascherine per i sordi
#mondo Le mascherine sono dotate di una "finestra" trasparente che consente ai sordi di poter leggere il labiale e vedere meglio le espressioni del viso
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Forse non tutti si rendono conto di come, soprattutto per determinate persone, le espressioni del viso, nel linguaggio, siano determinanti nella comprensione di ciò che si vuol dire. Il problema, da quando è cominciata l’emergenza Coronavirus, è stato accusato in primis dai sordi: le mascherine per coprire bocca e naso e riparare da eventuali contagi impediscono però anche la visuale di bocca ed espressioni facciali, impedendo ai non udenti una comprensione ottimale del detto.
Ecco, riportato dal sito IntendiMe (la startup italiana che si occupa da anni di migliorare, attraverso soluzioni e progetti, la vita delle persone con problemi di udito), l’intelligentissima idea di una studentessa americana. “Da quando è cominciata l’emergenza Coronavirus abbiamo parlato tanto di come le persone sorde siano in seria difficoltà sia a causa della scarsa accessibilità alle informazioni, scrivono sul sito IntendiMe, che spesso mancano di traduzione in LIS e sottotitolazione, che del problema che deriva dall’uso delle mascherine e dalla conseguente impossibilità di leggere il labiale e vedere le espressioni del viso”.
Ashley insieme alla sua mamma, cuce (e regala) particolari mascherine che hanno la parte di davanti, quella posizionata davanti alla bocca, trasparente. In questo modo chi è sordo può leggere facilmente il labiale e comprendere al meglio la comunicazione. Le mascherine trasparenti cucite da Ashley e dalla mamma vengono donate per aiutare la comunità di sordi e di ipoudenti e spedite nelle diverse città americane che ne hanno bisogno e ne fanno richiesta.
L’idea delle mascherine trasparenti per sordi è venuta ad Ashley dopo aver visto su facebook che tantissimi dei suoi amici se le stavano cucendo da soli, così anche lei si è rimboccata le maniche e ha riadattato uno dei modelli trovati su internet. “Ho modificato il modello per essere adattato a coloro che leggono le labbra o che, durante la comunicazione con la lingua dei segni, si affidano alle espressioni facciali per comprendere significati e intenzioni – dice Ashley – le espressioni facciali fanno parte della grammatica della lingua dei segni, come anche il labiale. Si perdono informazioni se non si può vedere il volto”.
Incredibile storia a Salerno: il Fisco manda una cartella a un bimbo di 7 anni… che all’epoca non era nemmeno nato

E non si tratta di un caso di omonimia! Ecco come è andata
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Una storia surreale arriva da Salerno e sta facendo rapidamente il giro del web: l’Agenzia delle Entrate ha inviato una cartella esattoriale a un bambino di appena 7 anni, chiedendo il pagamento dell’Irpef arretrata relativa al 2017. Peccato che, all’epoca, il piccolo non fosse nemmeno nato.
La vicenda, incredibile ma vera, ha immediatamente suscitato lo sconcerto dei genitori, che si sono trovati di fronte a un atto ufficiale con tanto di calcolo dell’imposta e dettagli sul presunto mancato pagamento. Non si tratta di un errore di omonimia: il nome del bambino corrisponde esattamente a quello indicato nella cartella, rendendo la situazione ancor più paradossale.
I genitori hanno annunciato di aver già predisposto il ricorso formale contro l’Agenzia delle Entrate, sottolineando l’assurdità della richiesta. «È incredibile pensare che il Fisco possa avanzare pretese economiche nei confronti di un bambino che all’epoca non era nemmeno nel mondo», hanno dichiarato, denunciando un episodio che sembra frutto di un errore amministrativo di dimensioni gigantesche.
Esperti di diritto tributario sottolineano come episodi simili, sebbene rari, possano capitare a causa di problemi nei sistemi informatici o errori di attribuzione delle posizioni fiscali. Tuttavia, casi in cui il destinatario non era ancora nato sono praticamente un unicum nella cronaca nazionale.
La vicenda ha già iniziato a circolare sui social, generando reazioni tra lo sconcerto e l’ironia: molti utenti si chiedono come sia possibile che il sistema possa generare una cartella esattoriale con dati così palesemente errati.
Resta da vedere come l’Agenzia delle Entrate gestirà la situazione, ma intanto la storia di questo piccolo salernitano rischia di entrare negli annali come uno degli episodi più bizzarri del fisco italiano.
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