Regione, Pigliaru assume ad interim Agricoltura e Affari generali e “scarica” i Rossomori

Quando si parla di ossidiana sarda, l’immagine che subito si forma nella mente è quella di una pietra nera, lucente, quasi misteriosa. Tuttavia, tra le meraviglie geologiche del Monte Arci, esiste una varietà molto meno nota ma estremamente affascinante: l’ossidiana “fiocco di neve”. A raccontarcela è il geologo Luigi Sanciu, che sottolinea: «Non tutte le ossidiane sono uguali. La varietà fiocco di neve è una delle più particolari che si possono rinvenire sul Monte Arci».
Questa rara forma di ossidiana si distingue per la presenza di inclusioni bianche, grigie o rosate, chiamate sferuliti, che richiamano appunto l’aspetto di piccoli fiocchi di neve dispersi su una base vetrosa nera o grigio scuro. Dal punto di vista mineralogico, queste formazioni sono costituite da cristobalite, quarzo o feldspati a struttura lamellare. Una bellezza che è il frutto di un lento e affascinante processo naturale.
Foto del geologo Luigi Sanciu
L’ossidiana – sia nera che nella variante fiocco di neve – è un vetro vulcanico naturale formatosi a seguito del raffreddamento rapidissimo della lava, particolarmente ricca di ioni silicato (dal 40% fino a oltre il 65%). Proprio questa rapidità impedisce agli ioni di organizzarsi in una struttura cristallina ordinata, dando origine a una massa amorfa, simile a un liquido “superviscoso”. È una materia che la natura ha creato con la stessa logica del vetro prodotto dall’uomo. Le sferuliti che caratterizzano questa varietà nascono da un lento processo di devetrificazione. Col tempo, la massa vetrosa subisce una progressiva cristallizzazione che porta alla formazione di questi piccoli noduli, vere impronte del tempo geologico.
Usata fin dalla preistoria per la realizzazione di utensili e armi taglienti, l’ossidiana è stata una materia prima preziosissima. In Sardegna, in particolare, ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo del commercio e dell’economia dei territori di estrazione – Masullas, Marrubiu, Pau – facendo della nostra isola un importante snodo nelle rotte del Mediterraneo antico.
Chi volesse ammirare da vicino questa straordinaria varietà può farlo visitando il GeoMuseo MonteArci “Stefano Incani” di Masullas, che custodisce e valorizza i tesori geologici della zona. Un’occasione per scoprire che anche una pietra può raccontare storie affascinanti, fatte di fuoco, tempo e trasformazione.