Immunità europarlamentare per Ilaria Salis, è un voto a fare la storia

La plenaria di Strasburgo ha approvato a scrutinio segreto l'immunità a favore dell'eurodeputata Avs, Ilaria Salis. La tensione era palpabile nell'emiciclo e il risultato finale ha confermato ogni aspettativa di un testa a testa serrato.
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Immunità europarlamentare per Ilaria Salis, è un voto a fare la storia.
Un esito al cardiopalma ha infiammato la politica europea: l’Europarlamento approva l’immunità a Ilaria Salis per un voto, segnando una vittoria di misura e, per molti, un trionfo dello stato di diritto in un contesto internazionale teso.
La plenaria di Strasburgo ha approvato a scrutinio segreto l’immunità a favore dell’eurodeputata Avs, Ilaria Salis. La tensione era palpabile nell’emiciclo e il risultato finale ha confermato ogni aspettativa di un testa a testa serrato.
L’ago della bilancia, come spesso accade, è stato estremamente sottile: l’eurodeputata è salva per un solo voto. I dati ufficiali emersi dalle urne parlano chiaro: i favorevoli all’immunità sono stati 306, i contrari 305, gli astenuti 17, a cui si aggiungono cento gli assenti. Questa maggioranza risicata ha sancito la sospensione del procedimento giudiziario a carico di Salis, scatenando reazioni immediate e contrastanti tra i banchi dell’Assemblea.
Non appena il risultato è stato reso noto, la gioia ha esploso tra i suoi sostenitori. Baci, abbracci e anche un mazzo di fiori per Salis, questo il caloroso benvenuto con cui i colleghi hanno festeggiato a caldo l’eurodeputata subito dopo il voto della plenaria. Salis stessa, attraverso i suoi canali, ha voluto sottolineare il significato politico e morale di questa vittoria. «Siamo tutti antifascisti», ha scritto Ilaria Salis sui social, pubblicando una foto che la ritrae esultante dopo il voto dell’Europarlamento.
La eurodeputata ha poi diffuso un commento articolato e combattivo sul significato della decisione di Strasburgo: «Questo voto è una vittoria per la democrazia, lo stato di diritto e l’antifascismo. Questa decisione dimostra che la resistenza funziona. Dimostra che quando rappresentanti eletti, attivisti e cittadini difendono insieme i valori democratici, le forze autoritarie possono essere affrontate e sconfitte. La lotta è tutt’altro che finita. Le minacce permangono e continuare a lottare è essenziale. Tutti gli attivisti antifascisti presi di mira per aver sfidato l’autoritarismo e le forze fasciste devono essere difesi».
Tuttavia, l’esito non ha trovato l’approvazione di tutti. Non l’ha presa bene Matteo Salvini, leader della Lega, che ha reagito con veemenza, estendendo la sua critica anche ad alcuni alleati politici. «Accusata di lesioni aggravate potenzialmente letali e altre condotte criminose in concorso con altri, all’interno di un’organizzazione criminale. Ma col trucchetto del voto segreto, richiesto dai gruppi di sinistra, anche qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo. Vergogna!», ha tuonato, senza fare nomi, ma lasciando trasparire una profonda ira.
È cruciale ricordare il contesto più ampio in cui matura questa decisione. Va ricordato che la Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Ungheria e ha bloccato alcuni finanziamenti per la violazione dei diritti umani e delle norme sulla giustizia e sul giusto processo. Questo elemento ha avuto un peso determinante nella valutazione di molti europarlamentari, anche tra chi non è ideologicamente vicino a Salis. Per questo anche diversi eurodeputati lontani da Salis, nonostante il presunto reato sia stato commesso prima dell’elezione, hanno votato a favore dell’immunità, vedendo nel voto un segnale politico più ampio contro derive autoritarie percepite. L’esito finale, dunque, non è stato solo un giudizio sul caso specifico, ma anche un posizionamento rispetto alle tensioni istituzionali tra Bruxelles e Budapest.

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