Pallavolista resta incinta: la società le rescinde il contratto e dopo due anni le chiede i danni

Il caso ha sollevato un comprensibile polverone mediatico con l'Associazione Nazionale Atlete che si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi e a quello del Coni Giovanni Malagò per un intervento non solo su questa vicenda, ma su tutti i casi simili che ancora oggi si verificano in Italia.
È una storia amara e molto significativa quella di Lara Lugli, pallavolista di Carpi, in provincia di Modena. Ed è diventata di pubblico dominio proprio nei giorni a cavallo dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna.
Lara Lugli, 41 anni nella stagione 2018-2019 era schiacciatrice dell’Asd Volley Pordenone, squadra che militava nel campionato di B1 femminile. Nel marzo di quell’anno rimane incinta e lo comunica alla società. Il contratto viene subito rescisso e purtroppo dopo neanche un mese, l’8 aprile Lara perde il bambino per un aborto spontaneo.
Dopo aver perso il bambino e il contratto con la società per cui giocava la pallavolista credeva che la vita non le dovesse riservare altri dispiaceri, ma a distanza di due anni è arrivata una beffa davvero difficile da digerire: la società le chiede i danni in risposta al decreto ingiuntivo da lei notificato alla società per il mancato pagamento dello stipendio di febbraio 2018, quando Lara non era ancora incinta e disputava regolarmente ogni gara.
Nell’atto recapitato alla donna la sua ex squadra fa notare, nero su bianco, che al momento dell’ingaggio lei non aveva comunicato l’intenzione di restare incinta in quella stagione. Inoltre il suo stop anticipato avrebbe causato, vista anche la qualità della stessa giocatrice, un danno alla classifica della squadra e agli accordi con gli sponsor. Parole e considerazioni che sembrano arrivare dal Medioevo e che invece sono tristemente attuali.
Il caso ha sollevato un comprensibile polverone mediatico con l’Associazione Nazionale Atlete che si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi e a quello del Coni Giovanni Malagò per un intervento non solo su questa vicenda, ma su tutti i casi simili che ancora oggi si verificano in Italia.

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