“Sa Cansoni de is Bagadias de Barì” a 75 anni dalla sua composizione

La notte i due giovani ogliastrini si ritrovano insieme e scrivono su un foglio questi versi: “Oh Barisardu postu in sa bassura, situada in sa parte Orientale, a nord riparada dae un’altura, a sud dae una fortetza natural, ti rendet imponente sa figura, su tratare chi tenes ospitale”.
Erano già passate le due del pomeriggio del 20 maggio 1943 quando una squadriglia dell’aviazione inglese composta da aerei bimotore Lockheed P-38 e monoplano Curtiss P-40 sorvolò Macomer e sganciò una prima bomba su una casa credendo di colpire una postazione radio che invece era ben nascosta dentro al nuraghe Orosai. Altre bombe colpirono in pieno un vagone carico di munizioni diretto al reparto artiglieria di Pratosardo causando la morte di sei soldati e un civile e un’abitazione nei pressi della linea ferroviaria uccidendo 4 civili.
I cacciabombardieri inglesi puntarono poi verso Bonnanaro e Sassari distruggendo le due stazioni ferroviari; lo stesso avevano fatto poco prima a Bonorva. Scampato il pericolo, le vie del piccolo paese dell’altopiano di Campeda tornano a brulicare di civili indaffarati, carri trainati dai buoi, giovani soldati e autocarri militari. A Bonorva c’erano anche due soldati di Bari Sardo, Eugenio Cardia e Giuseppe Di Fede.
La notte i due giovani ogliastrini si ritrovano insieme e scrivono su un foglio questi versi: “Oh Barisardu postu in sa bassura, situada in sa parte Orientale, a nord riparada dae un’altura, a sud dae una fortetza natural, ti rendet imponente sa figura, su tratare chi tenes ospitale”.
Inizia così “Sa Cansoni de is Bagadias de Barì”, una canzone in lingua sarda dedicata alle nubili del paese nate negli anni Venti che in versi elencava i loro pregi e i loro difetti.
Finita la guerra il componimento divenne presto famoso tra i giovani di Bari Sardo che lo impararono a memoria e lo adattarono al canto e al ballo e i suoi versi, ricchi di allusioni e doppi sensi divertenti, finirono per animare le feste di quartiere e di paese.
Con il passare degli anni, però, così come buona parte del patrimonio poetico orale del paese, per via della mancanza della trasmissione generazionale, la canzone delle nubili cadde nel dimenticatoio.
Del testo scritto non ne rimase traccia, sopravvissero solo alcuni versi tramandati a memoria da pochi anziani. Tutto sembrava perduto, fino a quando, a 75 anni dalla sua composizione, grazie alla ricerca condotta sul campo dall’Ufficio della Lingua Sarda, è stato trovato un quaderno nel quale la signora Elena Piras, nel 2002, aveva trascritto, così come se la ricordava, buona parte della poesia, per donarla alla sorella Regina (nominata nella canzone).
Ieri pomeriggio, nella Biblioteca Comunale di Bari Sardo, la canzone è stata presentata a un pubblico di appassionati durante il convegno “Is cantzones de is Bagadias. Unu viàgiu in sa Sardigna de s’800 e ‘900 tra sàtira e sessualidade” organizzato dallo Sportello Linguistico, dalla Biblioteca e dall’Amministrazione Comunale di Bari Sardo.
Alla presentazione, aperta dai saluti istituzionali della Consigliera Veronica Lai, era presente anche il signor Severino Cardia, figlio di Eugenio Cardia, uno degli autori del famoso componimento. L’incontro si è concluso con l’auspicio che il modello autentico della Canzone delle Nubili di Bari Sardo, grazie al contributo di tutti, possa finalmente riemergere dall’oblio per essere restituita alla comunità bariese.

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