Erbe spontanee e medicinali della Sardegna: un incontro ad Arzana con l’esperto Demartis
Ad Arzana, il 28 e il 29 dicembre, si è svolto l’incontro dedicato alla conoscenza delle erbe spontanee e medicinali della Sardegna, a cura del maestro sassarese Gianpaolo Demartis. Gli appassionati hanno potuto approfondire le proprie conoscenze e apprendere curiosità e particolarità sulle erbe, entrando direttamente in contatto con la natura e cimentandosi nella composizione dei preparati secondo l’antica tradizione sarda.
Articolo a cura di Maria Aurora Murgia
Ad Arzana, il 28 e il 29 dicembre, si è svolto l’incontro dedicato alla conoscenza delle erbe spontanee e medicinali della Sardegna, a cura del maestro sassarese Gianpaolo Demartis. Gli appassionati hanno potuto approfondire le proprie conoscenze e apprendere curiosità e particolarità sulle erbe, entrando direttamente in contatto con la natura e cimentandosi nella composizione dei preparati secondo l’antica tradizione sarda.
«Sono stati l’interesse e la grande passione per le piante che mi hanno travolto come un fiume in piena, che mi hanno spinto a intraprendere quest’attività – ha spiegato Demartis – Inizialmente lavoravo in un vivaio, poi un giorno vedendo le radici dei bonsai, costrette a non poter crescere liberamente, qualcosa in me è cambiato, facendo maturare la consapevolezza che le piante sono esseri viventi e devono essere trattate come tali. Tornai a casa e dopo aver visto in un libro l’immagine del biancospino, mi misi a cercarlo. Avendolo trovato incominciai a parlarci e la cosa più strana fu che mi rispose ( ironizza, ndr) Così compresi di essere profondamente radicato in questa terra».
«La mia “libera scuola” di erboristeria popolare sarda, è nata nove anni fa, proprio da questo evento e così ho deciso di denominarla Calarighe, che tradotto dal sardo lugodorese significa biancospino – prosegue l’esperto sassarese – È fondamentale sentirsi parte della terra e della cultura sarda, pertanto ho deciso di fare un viaggio nei vari paesi, per capire e conoscere la memoria storica tradizionale, che è una sorta di “nonna” per tutti noi. I segreti dell’officina medicinale sono sempre stati trasmessi oralmente e io, cercando di tener viva l’usanza, ogni volta, dopo aver ascoltato i racconti e averci riflettuto, riscrivevo negli appunti solo ciò che di più importante mi ricordavo».
La medicina popolare sarda prevede dei riti da effettuare in precisi periodi dell’anno, dei “pregus” (preghiere) specifici ma anche delle caratteristiche riscontrabili in altre culture e simboli (la dea madre e il tao) di popolazioni antiche. Per esempio, nella cultura sarda, molte piante con il fiore viola (rosmarino, lavanda) sono legate alla cura di malattie psicologiche e spirituali (depressione, esaurimento nervoso), per ristabilire la connessione con il “tutto”, così come nella medicina asiatica alternativa, il viola del settimo chakra, indica il benessere spirituale in unione con l’universo.
Poiché però, con gli anni, molte conoscenze sono state dimenticate, numerose piante che spesso erano usate nel passato, oggi appaiono sconosciute e perciò sono inutilizzate. Ma grazie alle spiegazioni del maestro Demartis, i partecipanti hanno potuto scoprire alcuni usi segreti delle erbe, le diverse proprietà dei fiori, dei rami, delle foglie e delle radici e i benefici che apportano alla salute. Poi attraverso la proiezione di immagini, sono state analizzate approfonditamente le parti di alcune piante endemiche (gigaro sardo-corso) e di altre più conosciute (malva, rosmarino e ortica).
Demartis ha poi fornito precisazioni sulle varie tipologie di preparati: infuso; decotto; macerato; (a base acquosa); oliolito; acetolito; enolito e tintura, e sulle diverse tecniche di utilizzo delle piante come s’affumentu; lasciando, in seguito, ampio spazio a domande e chiarimenti.
L’attenzione è stata poi focalizzata sulla sinergia che si viene a creare tra piante che crescono vicine e hanno proprietà utilizzate per guarire malattie simili. «Le erbe hanno determinate forme, colori e segnature che rappresentano vari significati e le riconducono ai molteplici usi, per cui possono essere impiegate – infatti, afferma Demartis – L’uomo è molto più di ciò che pensa di essere, perché non solamente il corpo, ma anche l’anima ha una funzione primaria. Pertanto le piante hanno un potere curativo che si attua nella creazione di un’interconnessione tra spiritualità e fisicità, interno ed esterno, maschile e femminile per arrivare a un’armonia con “su sentidu”. Termine difficile da tradurre e definire, perché indica il “tutto” in cui siamo compresi e ci porta a fare quel che sentiamo nel profondo per raggiungere ciò che ci serve».
«Con l’andare del tempo però, l’uomo ha perso la connessione tra l’io profondo e la natura, perché nonostante si nasca già con tutto il necessario, si tende a sostituirlo con cose vane, causando un allontanamento dall’ecosistema- conclude Demartis – L’erba che ci serve cresce nel nostro giardino e dobbiamo coglierla, compiendo un percorso di avvicinamento a noi stessi».
Ed è proprio quel che i partecipanti hanno avuto l’opportunità di fare, attraverso un’escursione mattutina, per una full immersion nella natura, lungo i sentieri del monte Armidda. Durante la passeggiata i presenti hanno individuato numerose varietà di piante e guidati dagli insegnamenti del maestro, hanno colto quelle più appropriate, che poi sono state utilizzate il pomeriggio per la fase laboratoriale. Tutti i partecipanti, miscelando in un contenitore, le foglie spezzettate e i rami delle erbe ed equilibrando le componenti, hanno avuto il tempo per riflettere a fondo sul significato che intendevano attribuire al preparato. La giornata si è conclusa con un momento di meditazione, in cui sono stati espressi i pareri personali e le emozioni, l’atmosfera di raccoglimento è stata favorita dal silenzio e dalle essenze aromatiche emanate dalle erbe.
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