Mentre si attende che venga fatta chiarezza sulla presunta aggressione della deputata Lapia all’esterno di un supermercato nuorese, altre testimonianze e altri dettagli si aggiungono alla vicenda.
In particolare, Pier Franco Devias – leader del movimento Liberu – riporta sui social la testimonianza di chi, quel giorno presente a Nuoro, ha raccontato come la deputata si sia scagliata contro le commesse. Il motivo? Un po’ di coca cola sui vestiti.
“Perciò mi trovo a dover condannare – da solo – anche la profonda mancanza di rispetto che la stessa deputata ha esercitato sulle lavoratrici del supermercato, a cui pare nessuno abbia pensato. Tantomeno l’autrice, che da due giorni parla solo del suo massacro e delle “ossa frantumate”, poi ridimensionato in una spinta e in una costola incrinata pare dalla caduta.
A quanto pare infatti, dopo che questa maledetta coca cola le ha bagnato il vestito, sarebbe andata in escandescenze, gridando che le avevano rovinato le scarpe di camoscio, che il suo vestito costava duemila euro e che, riferendosi alle lavoratrici, «vale più di tutti i vostri stipendi messi insieme»” scrive Devias.
Sì, insomma, Devias condanna fortemente in un lungo post Facebook il comportamento irrispettoso di Lapia verso chi, facendo un lavoro onesto, si guadagna da vivere.
E continua: “Ebbene, in tre giorni neanche una parola di scuse da parte sua a queste donne. Donne prese deliberatamente a voci. Donne a cui ha fatto pesare, davanti a tutti, la loro inferiorità economica.
E non è, anche questa, violenza su delle donne? O mettere pubblicamente alla berlina una lavoratrice per la modesta condizione economica non è violenza?
E per ironia della sorte, una di queste donne dopo aver sentito quelle parole ha esclamato «E dire che io avevo pure votato 5 stelle alle ultime elezioni!» Sarà proprio contenta del suo voto, immagino”.
Questa vicenda viene irrimediabilmente aggiunta alla frase «Lei non sa chi sono io!» che Lapia avrebbe detto al presunto aggressore.
Intanto Lapia ha dichiarato che si tratterebbe di un disegno politico per colpirla. Dietro, ci sarebbe un ex assessore di Nuoro.
La deputata ha poi replicato all’Unione Sarda dicendo che «Potremo chiarire insieme che non ho mai detto il prezzo dei miei vestiti, mai detto chi fossi, mai usato offese personali. Io ho sempre rispettato il lavoro altrui. Io nella vita ho sempre lavorato e rispetto il lavoro: posso essermi scocciata perché inondata dalla coca cola, ma la cassiera mi ha fatto capire che era costretta ad andare veloce e quindi dopo le mie iniziali lamentele, non offensive, mi sono fermata e ci siamo asciugate».
POST INTEGRALE DI DEVIAS:
«Sono veramente disgustato dalla vicenda dell’aggressione alla deputata 5 Stelle.
Intanto confermo la mia solidarietà e la condanna di qualsiasi gesto di violenza sulla donna, senza se e senza ma, fosse anche solo una spinta e non il “brutale pestaggio” di cui parlavano i giornali inizialmente.
Non esiste nessuna giustificazione per la violenza su una donna.
Il fatto è che ora, tra le due versioni, non si sa più cosa è accaduto.
E, in attesa del video delle telecamere, non si sa quale delle due ipotesi sia più inquietante:
se è vero che è stata aggredita e picchiata, è terribile; se la vicenda invece non fosse vera, rischierebbe di far scendere un velo di sospetto sulla denuncia di violenza di ogni donna.
Male una, peggio l’altra.
Ma tra le tante cose ne ho sentita una, ben confermata, che proviene proprio da chi era presente.
Perciò mi trovo a dover condannare – da solo – anche la profonda mancanza di rispetto che la stessa deputata ha esercitato sulle lavoratrici del supermercato, a cui pare nessuno abbia pensato. Tantomeno l’autrice, che da due giorni parla solo del suo massacro e delle “ossa frantumate”, poi ridimensionato in una spinta e in una costola incrinata pare dalla caduta.
A quanto pare infatti, dopo che questa maledetta coca cola le ha bagnato il vestito, sarebbe andata in escandescenze, gridando che le avevano rovinato le scarpe di camoscio, che il suo vestito costava duemila euro e che, riferendosi alle lavoratrici, “vale più di tutti i vostri stipendi messi insieme”.
Trattare la gente da poveraccia non mi sembra proprio un bel presentarsi. Anche perché da una deputata – in teoria – ci si aspetta che combatta per far aumentare gli stipendi dei lavoratori, non che li sbeffeggi pubblicamente per il loro salario da fame!
Ebbene, in tre giorni neanche una parola di scuse da parte sua a queste donne. Donne prese deliberatamente a voci. Donne a cui ha fatto pesare, davanti a tutti, la loro inferiorità economica.
E non è, anche questa, violenza su delle donne? O mettere pubblicamente alla berlina una lavoratrice per la modesta condizione economica non è violenza?
E per ironia della sorte, una di queste donne dopo aver sentito quelle parole ha esclamato “E dire che io avevo pure votato 5 stelle alle ultime elezioni!”.
Sarà proprio contenta del suo voto, immagino.
In questa situazione, con una parlamentare che inveisce portando maggiore rispetto a un vestito che a delle lavoratrici, pare sia scattato qualcosa nell’uomo che (sbagliando, lo ripeto) l’avrebbe insultata proprio per la sua categoria di politica, dopo averla sentita aggiungere il classico “lei non sa chi sono io”. Figurarsi se non avrà subito intravisto in lei un rappresentante della Kasta. Del resto anche lei, sentendo un’altra deputata parlare così (che so, magari del classico PD), l’avrebbe probabilmente catalogata come membro della Kasta.
Ed è paradossale che i 5 Stelle, con tanto scimmiottare la Rivoluzione francese, alla fine ne paghino la stessa sorte: a forza di adoperare la ghigliottina si finisce ghigliottinati!
La vicenda è di per sé brutta, bruttissima, per tutto ciò che è successo. Ma a renderla ancora più brutta sono le dichiarazioni di Mara Lapia che ho sentito stasera. Dichiarazioni che vanno dal tentativo di far passare la vicenda come un piano orchestrato da altri politici per attaccarla, passando per la storia della testimone che pur di screditarla si accorda col tipo che ride (probabilmente perché odia Salvini), fino alla vergognosa dichiarazione secondo cui la gente assisteva impassibile al suo pestaggio senza muovere un dito.
E chiunque sia di Nuoro, o abbia anche solo mai messo piede a Nuoro, sa se questo possa essere possibile.
Che brutta storia. E che tristezza.
Chiudo con un grande, caloroso abbraccio solidale alle lavoratrici maltrattate e denigrate, che ogni mattina si alzano e vanno a lavorare duramente e dignitosamente.
Anche se, probabilmente, loro non hanno un vestito da duemila euro”.
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