L’ogliastrino (precisamente di Triei) Pietro Catzola, il cuoco dei Presidenti della Repubblica fin dal 1989, oggi è stato intervistato da Magalli a “I Fatti Vostri”, su Rai 2.

«E adesso parliamo di un cuoco» ha detto Magalli per annunciare l’intervista «un cuoco che ha fatto carriera al Palazzo del Quirinale, lui è il cuoco dei Presidenti della Repubblica» specificando le sue origini sarde.

E Catzola, per meglio spiegare il suo legame con la sua terra – terra che torna spesso nei discorsi dell’uomo, molto legato alle sue origini – spiega: «Di Triei, in Ogliastra».

Ha raccontato la sua carriera in breve, partendo dalla Marina Militare. È proprio quando si trova sulla Vespucci che, grazie a Cossiga, gli viene aperta la porta del Quirinale. Lascia il mare, suo grande sogno, e si dedica al nuovo mestiere, un lavoro che lui descrive come una grande responsabilità ma anche immenso piacere. Viene riconfermato poi da Scalfaro e può rimanere. Sono cinque, ad oggi, i Presidenti che ha servito.

Durante l’intervista, scopriamo, mano a mano, i gusti di tutti i Presidenti e il rapporto di Catzola con loro, sempre idilliaco. Spesso viene nominata la sua terra d’origine, l’amata Ogliastra, e l’amore per un compito che è più di un lavoro. È una passione. Anche i cibi sardi vengono spesso nominati. Culurgiones, malloreddus, fregula.

«Ci tengo a dire una cosa» precisa, quando si parla di Mattarella «mi metto davanti quando passa in modo da cogliere un sorriso e poterlo salutare».

La puntata integrale è disponibile al seguente link:

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I riti per la commemorazione dei defunti in Sardegna hanno antiche radici paleocrostiane legate tutte al ciclo della morte e della rinascita. Is animas, animeddas, su mortu mortu, su prugadoriu: tanti nomi per descrivere le usanze di tutta la Sardegna.

Nella sera della vigilia del giorno dei morti le tavole venivano imbandite di tutto punto: le anime dei propri cari sarebbero tornate in visita nelle loro case. Il pane carasau, i formaggi, le salsicce, il vino e l’acqua e sos papassinos, il dolce tipico di questa ricorrenza.

Fuori dalle finestre venivano accesi delle candele che dovevano “ricordare” la strada alle anime che una volta all’anno si ricongiungevano con le loro famiglie.