Cooperazione internazionale tra Ogliastra e Africa: il volontario Christian Ferrante in Congo per la terza volta a portare aiuti (PHOTOGALLERY)
				Era il 2015 quando Christian Ferrante, lanuseino, partiva per il primo viaggio alla volta del cuore del continente nero. Insieme a lui due ambulanze donate da associazioni di volontariato ogliastrine
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C’è un paese, dall’altra parte del mondo, unito all’Ogliastra dal filo rosso della cooperazione internazionale. Si chiama Kengé, ha circa 30000 abitanti e si trova in Africa, più precisamente nella Repubblica Democratica del Congo.
Era il 2015 quando Christian Ferrante, lanuseino, partiva per il primo viaggio alla volta del cuore del continente nero. Insieme a lui due ambulanze donate da associazioni di volontariato ogliastrine. Un ponte nato quasi per caso, tramite il gruppo dei radioamatori locali, di cui Christian fa parte e di cui faceva parte anche il tortoliese Franco La Conca, a sua volta amico dell’allora parroco di Tortolì Don Floribert Kiala, originario appunto di Kengé.
Fu così che, per volere della vedova La Conca e del fratello di Don Floribert, sono nate la ONG “Vainqueur Kiala” e l’ospedale “Centre de Santé Franco La Conca“. Tanti passi avanti sono stati fatti in questi tre anni, e l’ospedale adesso, anche se ancora da completare, è funzionante. Grazie al lavoro da radioamatore il volontario ogliastrino ha creato anche un collegamento radio tra la struttura sanitarie e le ambulanze.
Christian è ormai di casa qui «oggi faccio compagnia ai bambini vicini di casa mentre la mamma lavora» spiega durante l’intervista. Le giornate a Kengé hanno altri ritmi, l’assenza di servizi essenziali come acqua e corrente elettrica impongono all’uomo di seguire la natura, così si inizia la giornata alle 6 e alle 20 si va a dormire. Nonostante queste carenze “esistono posti peggiori- dice il volontario – Attorno ci sono un sacco di villaggi costruiti in bambù e palme.» Ma cose da fare ce ne sono tante e Christian non si perde d’animo «oltre a fare il tecnico nelle case, quando serve, faccio di tutto, dal manovale al seguire la sanità. Soprattutto parlo con le persone dei problemi che ci sono e di come fare progetti per creare lavoro anche in agricoltura». Oltre alle ambulanze e tanto materiale medico, infatti, dall’Ogliastra sono arrivate anche sementi per sperimentare in Africa alcune colture, con la collaborazione del negozio Agroarticoli di Lanusei.
Ma oggi è anche un giorno speciale per i bambini della scuola di Kengé e per i piccoli della seconda elementare di Ilbono, fra i quali è nato un gemellaggio giunto già al secondo scambio. Stamattina i piccoli di Kengé hanno ricevuto i disegni dei coetanei di Ilbono, dai quali è arrivato in Africa anche materiale didattico per la scuola. «Tanti complimenti ai genitori per la sensibilità dimostrata -commenta il sindaco di Ilbono Andrea Piroddi– volevano dare a Christian molto di più rispetto a quanto ha portato, ma è stato lo stesso Christian a doverli bloccare per problemi logistici.»
Ma la giornata di Kengé non è finita qui. La notizia del tragico incidente di Raffaele Esposito, vittima di un incidente nelle scorse settimane, è arrivata fino a lì, e gli amici di Christian, legato alla famiglia Esposito dal volontariato, hanno disputato un’amichevole di calcio in ricordo del giovane.
Fare cooperazione non è semplice, lo conferma anche Christian «lavoro in Ogliastra e metto da parte i soldi per andare in missione a spese mie. Purtroppo siamo all’inizio e la burocrazia è lunga, stiamo cercando di organizzarci in modo da trovare fondi.»
Christian starà in Congo per un mese, poi tornerà a casa. Per il prossimo viaggio l’intento è quello di formare una squadra che parta con lui e possa occuparsi sia di sanità sia di piccoli lavoretti.
        
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Serena Palmas foghesina classe 1990 ha passato tre mesi in Argentina per inseguire una passione, nata al tempo del liceo, quella per lo studio dei Diritti Umani.
«Per un gioco del destino ho fatto il tirocinio in uno degli edifici dell’E.S.M.A, (Escuela de Mecànica de la Armàda), l’ E.S.M.A. è nata tantissimi anni fa, parliamo degli inizi del 900, come scuola di addestramento della marina militare e negli anni bui della dittatura è diventato il quartier generale della stessa contenendo al suo interno anche un campo di concentramento. Quando è finita la dittatura, è stata riconosciuta anche a livello internazionale la gravità di quanto accaduto in Argentina, ed allora questo edificio è passato in mano a tutte le organizzazioni,  nate durante il periodo dittatoriale, che si occupano di diritti umani. L’ E.S.M.A.  che aveva al suo interno un centro di torture e di detenzione clandestino adesso è anche un Museo della Memoria,  riceve molte visite da parte di studenti e turisti. In questo momento si sta lavorando affinché diventi Patrimonio dell’Umanità.»
La decisione di partire è arrivata in un momento particolare della carriera universitaria di Serena. «Ho quasi terminato la specialistica, mi manca solo la tesi, mi sembrava necessario per il mio corso di studi intraprendere un’esperienza all’estero, soprattutto perché volevo arrivare a conclusione di un cammino importante che ho iniziato già alle superiori quando avevo scoperto quello che era successo in Argentina. La tesi della mia triennale era un’indagine sui crimini contro l’umanità in Argentina, mi sembrava quindi necessario chiudere un po’ il cerchio di studi visitando questo paese. Ecco insomma  perché ho scelto il punto più lontano del mondo per svolgere il mio tirocinio.»
«L’idea di vivere in un paese straniero mi intriga molto specialmente traseferirmi nell’Europa del nord, mi piacerebbe  imparare il tedesco.  Ha raccontato Serena – una vita all’estero, quindi mi affascina e non poco, ora però penso che dovrò discutere la tesi, subito dopo cercherò lavoro, non ho paura di lasciare la Sardegna. Il mio timore era invece che Buenos Aires mi rapisse ma fortunatamente non è stato così, ho bisogno di qualcosa di più comune. »
													
										
										
													
										
										
													