“Manca il sangue”. Allarme anche in Sardegna, a rischio interventi e terapie

La richiesta di sangue non conosce pause, né ferie. Il direttore del Centro Nazionale Sangue Giancarlo Maria Liumbruno ha lanciato l’allarme. Un appello al quale ci si augura aderiscano in tanti, in particolare in Sardegna, la regione che più di ogni altra
La richiesta di sangue non conosce pause, né ferie. Il direttore del Centro Nazionale Sangue Giancarlo Maria Liumbruno ha lanciato l’allarme. Un appello al quale ci si augura aderiscano in tanti, in particolare in Sardegna, la regione che più di ogni altra necessità di un fabbisogno particolarmente elevato, a causa della presenza di numerosi pazienti, soprattutto talassemici, bisognosi di sangue per le terapie.
I mesi di giugno e luglio sono stati caratterizzati da una carenza cronica di sangue in molte regioni, fra cui, oltre la Sardegna, anche Sicilia, Lazio, Abruzzo e Basilicata. La carenza di donazioni ha messo a rischio terapie salvavita e interventi chirurgici programmati e in emergenza. Se non verranno accolti gli appelli a donare fatti dalle associazioni di volontari, anche nelle prossime settimane, generalmente già contraddistinte da un calo delle donazioni, «la rete trasfusionale nazionale non sarà in grado di soddisfare i Livelli essenziali di medicina trasfusionale».
Lo rilevano i dati preliminari raccolti dal Centro nazionale sangue dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui in alcuni giorni si sono superate le 1.100 unità mancanti su tutto il territorio nazionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fece esplodere un gabbiano con un petardo e pubblicò il video sui social: condannato a 22 mesi di carcere

Fu un caso di cronaca che dalla Sardegna finì nelle prime pagine di quotidiani nazionali. L’uomo che aveva fatto esplodere un gabbiano in volo legandogli un petardo intorno alla zampa è stato condannato a 22 mesi di carcere. F.D., un pescatore di 38 anni di Siniscola, non solo aveva ucciso in questo modo atroce l’animale, ma aveva filmato il tutto con uno smartphone e lo aveva pubblicato sui social network.
L’Enpa, che si era costituito parte civile denunciando il pescatore, ha dato notizia della condanna. Il responsabile dovrà quindi scontare una pena di 22 mesi, di cui 18 in libertà vigilata. «Restiamo in attesa delle motivazioni, tuttavia – spiega Claudia Ricci, l’avvocato che ha rappresentato Enpa in giudizio – l’entità della pena inflitta al 38 enne mi fa pensare che il giudice abbia accolto i nostri rilievi circa la pericolosità sociale dell’imputato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA