Squarciato il velo sull’identità di Banksy: una gaffe dell’amico ne svela l’identità

Il segreto in effetti è rimasto troppo a lungo e ha permesso che lo street artist più famoso al mondo fosse circondato da un alone di mistero degno di un giallo: ma ora forse è stato uno dei suoi più
Il segreto in effetti è rimasto troppo a lungo e ha permesso che lo street artist più famoso al mondo fosse circondato da un alone di mistero degno di un giallo: ma ora forse è stato uno dei suoi più cari amici a svelare quello che tutti i suoi fan volevano sapere.
Qual’è il vero nome di Banksy? Chi si nascondo dietro al velo? Di lui si è sempre saputo fosse originario di Bristol ma niente più: ora Goldie, il guru producer drum and bass, in una recente intervista, si è fatto scappare un “Robert” di troppo. «Scrivi su una t-shirt “Banksy” in caratteri stondati e siamo a posto. Possiamo venderla. Senza mancare di rispetto a Robert, penso che sia un artista incredibile» ha detto la lingua lunga ai microfoni del podcast Disctraction Pieces condotto da Scroobius Pip. «Ha sconvolto il mondo dell’arte.»
Banksy quindi sarebbe Robert del Naja dei Massive Attack. Ora non resta che aspettare: Robert-Banksy uscirà allo scoperto?
“La Sardegna che non c’è”: storie di sardi nel mondo nel docu-film di Andrea Balestrino

Andrea Balestrino è un ingegnere 30enne cagliaritano che da cinque anni vive e lavora a Torino per una multinazionale che si occupa di motori per aerei civili e militari. Il suo lavoro lo porta a viaggiare molto in tutto il mondo e conoscere nuove culture e tradizioni. Ma in mezzo a questo incontra tantissimi sardi che, da poco tempo o da una vita, risiedono all’estero per varie ragioni.
È proprio parlando con loro che Andrea ha avuto l’idea di girare un documentario (o meglio, docu-film, come precisa lui) . “La Sardegna che non c’è”, questo il titolo del progetto nato dopo Natale dello scorso anno, nel quale ogni sardo intervistato racconta la sua esperienza di vita, le sue difficoltà, i suoi sacrifici e, ovviamente, la nostalgia di casa. Storie di successo, storie di chi ce l’ha fatta, non senza ostacoli ma con tanta volontà e coraggio. Storie che Andrea sta raccogliendo singolarmente per poi montarle in un unico collage prima della fine dell’anno.
«Ho incontrato sardi un po’ ovunque, dall’Inghilterra alla Svizzera, fino all’America – racconta – Non avrei mai pensato di incontrarne tanti anche in quel di Hollywood e Las Vegas. Sono tante le storie che mi hanno colpito. Una fra tutte è quella di Natalino Scalas, 72enne di Assemini, dove faceva il barbiere, residente a Los Angeles da più di 40 anni con la moglie Carmelina. Ciò che lo ha spinto ad andare a vivere oltreoceano è stato proprio l’amore per la sua consorte. Ha lavorato come saldatore (prima di andare in pensione, n.d.a. ) ed è presidente del circolo dei sardi in California».
«Poi c’è Franco, sassarese in giro per il mondo dall’età di 14 anni – continua Andrea – Oggi vive a Las Vegas dove è un imprenditore di successo nel settore immobiliare». Quella di Franco è la classica storia di chi ha vissuto e vive il cosiddetto “sogno americano”: «Arrivato in barca a vela con la moglie giapponese, con niente in mano eccetto tanti sogni nel cassetto. Ora è una persona di successo nel suo ambiente».
Storie di vita diverse tra loro ma tutte accomunate dalla nostalgia per la propria terra e il desiderio di poter tornare. «È un sogno che ho riscontrato nella stragrande maggioranza delle persone che ho incontrato. Tutti hanno la Sardegna nel cuore, tutti si sentono sardi, emigrati, ma pur sempre sardi in tutto e per tutto. Hanno lasciato l’Isola alla ricerca di un futuro certo e l’hanno trovato. Sono stati costretti a emigrare, come continua ad accadere ancora oggi, forse ancora di più». La Sardegna che non c’è, dunque, non è solo un docu-film ma anche «un messaggio forte e chiaro alla classe politica sarda affinché si renda conto che la nostra Isola si sta spopolando e i giovani più talentuosi stanno scappando pur non volendolo. I politici devono una volta per tutte costruire una Sardegna in grado di trattenere i propri figli e far tornare chi è partito».

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