Sul palco di Piazza Maggiore a Bologna, in occasione della nuova edizione di Repubblica delle Idee 2025, Geppi Cucciari ha affrontato con la sua consueta ironia – ma anche con sincerità – il tema degli attacchi personali e degli insulti ricevuti sui social e nei media. L’occasione è nata da un monologo in cui, prima dei referendum dell’8 e 9 giugno, l’artista aveva incoraggiato il pubblico ad andare a votare. Un gesto civico che ha scatenato, però, una valanga di insulti.
“Dopo quel monologo in cui invitavo semplicemente ad esercitare un diritto democratico, ho ricevuto una quantità assurda di insulti. Come se andare a votare fosse diventato un atto sovversivo”, ha spiegato Cucciari dal palco. Tra i commenti più ricorrenti, quelli sul peso e, ancora una volta, sulla sua origine sarda. “Uno degli insulti che ricevo più spesso è ‘pastora’ – racconta – non si capisce perché dovrebbe essere un’offesa. La pastorizia è un lavoro nobile, duro, faticoso. Essere una pastora, per me, non sarebbe affatto un problema”.
Con il suo stile diretto, Geppi Cucciari ha trasformato l’attacco in riflessione pubblica: sull’identità, sul linguaggio usato in rete, ma anche sul valore dei mestieri legati alla terra e alla tradizione. Un momento applaudito dal pubblico, che ha sottolineato ancora una volta il ruolo della satira come strumento di coscienza civile.