TATUAGGI: Gioele Orrù si racconta
Il mondo del tatuaggio è intriso di creatività, fantasia e simbolismo. E’ un mondo in continua evoluzione, che non lascia certamente spazio all’improvvisazione. Per quanto concerne il panorama ogliastrino, un tatuatore spicca tra tutti: Gioele Orrù. Trentaquattro anni, tortoliese, lavora a pieno
Il mondo del tatuaggio è intriso di creatività, fantasia e simbolismo. E’ un mondo in continua evoluzione, che non lascia certamente spazio all’improvvisazione. Per quanto concerne il panorama ogliastrino, un tatuatore spicca tra tutti: Gioele Orrù. Trentaquattro anni, tortoliese, lavora a pieno ritmo nella sua città ma si sposta spesso e volentieri in tutta Europa per collaborare con altri studi e per partecipare alle conventions del settore. Centinaia di persone sono passate per il suo studio e portano orgogliosamente sul corpo la testimonianza di quello che è un grande talento. Conosciamo meglio questo giovane artista.
Gioele, quando e come hai approcciato questa particolare arte?
A sedici anni ho iniziato ad interessarmi ai linguaggi artistici in generale e al mondo del tatuaggio in particolare. Appena diplomato, mi sono trasferito a Firenze con l’obiettivo di imparare questo stupendo mestiere. Ho svolto il mio “praticantato” presso uno dei più rinomati e anziani tatuatori europei: Maurizio Fiorini. Da lui ho imparato molto. È stato un periodo lungo, intenso e costruttivo che ricordo con grande piacere. Anni dopo sono andato a Londra, dove ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti del settore e di trascorrere il mio tempo in un’atmosfera cosmopolita che grondava arte e creatività. Ho poi completato i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove mi sono laureato con una tesi dedicata all’interazione tra musica e pittura.
Quello del tatuaggio è un mondo in perenne trasformazione: cosa è cambiato da quando hai iniziato?
Sono cambiate tantissime cose. E in meglio. L’arte del tatuaggio è cresciuta e ha trovato infatti riconoscimento, liberandosi da tutti quei pregiudizi di cui era vittima quindici anni fa. Tatuarsi è diventata quasi una normalità, finalmente si è capito che il tatuaggio è un’espressione artistica al pari livello delle altre. Anzi, ha qualcosa in più: è un’opera d’arte in perenne movimento. Poi sono migliorate le condizioni igieniche che fortunatamente oggi rendono il tatuarsi un’esperienza da vivere in totale sicurezza. Infine si sono moltiplicate le attrezzature: dagli aghi ai colori oggi abbiamo davvero grandi mezzi al servizio della creatività.
Quali sono le tendenze del momento?
Tramontata l’era dei tribali, posso dire che i tatuaggi maggiormente richiesti in questi ultimi tempi sono quelli di matrice giapponese e le scritte sia in italiano che in altre lingue. Forse vengono preferite per la loro immediatezza.
Parlaci del processo creativo che porta dall’idea al tatuaggio sulla pelle. Come lavori? Prepari delle bozze o lavori freehand?
Sono assolutamente un patito del freehand. Lavorare a mano libera, con la fiducia del cliente, è tutta un’altra cosa. A volte le persone vedono il disegno solo quando è terminato. Devo sentirmi libero di esprimermi. Ricorro a bozze e disegni preparatori solo in casi eccezionali.
Quali sono i tuoi altri interessi?
Le mie grandi passioni sono la musica, il vino rosso e le belle donne. Con degli amici suono regolarmente e compongo anche testi per canzoni. Il genere è quello cantautorale, fatto di denuncia sociale, ironia e provocazione.
Cosa diresti agli aspiranti tatuatori?
Ad Andrea, amico e apprendista presso il mio studio, consiglio sempre di non sottovalutare quest’arte e di mettersi in testa che disciplina e impegno sono fondamentali per riuscire bene in questo mestiere. Non ci si improvvisa tatuatori: ci sono molti equilibri da rispettare, primo tra tutti quello tra tatuatore e cliente. Si deve creare tra i due intesa, fiducia e rispetto. Il tatuaggio è infatti prima di tutto un’arte relazionale.
Qual è l’aspetto che preferisci del tuo lavoro?
Amo il fatto che ogni mio disegno sia eterno e se ne vada in giro per il mondo. E mi piace molto anche il rapporto che si crea tra me e le persone che si affidano alla mia mano. Ogni tatuaggio è una storia, ed io alla fine di un lavoro mi sento un po’ parte di essa.
Quanti tatuaggi hai? Che significato hanno?
Ne ho tantissimi su tutto il corpo, ho perso il conto. Sono importanti, raccontano un po’ la storia della mia vita, i momenti belli e quelli brutti, le mie evoluzioni interiori. Alcuni sono stati fatti da tatuatori che stimo molto, altri li ho fatti io stesso.
Cos’è per te tatuare?
Un modo per esprimermi, per liberare i demoni interiori. Così come per qualsiasi altro artista, credo. È un modo per rendere concrete le idee altrui attraverso l’arte. Mi fa sentire sempre giovane e in sintonia con le persone e con l’arte.
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