Detti sardi: “Po forza o a marolla”, con le buone o con le cattive maniere. Un detto isolano (nella sua variante campidanese) molto conosciuto che viene interpretato più o meno “con le buone o con le cattive maniere“. Tipica frase
Avete presente quelle persone che dove le metti stanno? Imbranati, buoni a nulla, che non hanno particolari abilità, né tanto meno spirito di iniziativa? La lingua sarda, che sa essere tagliente come una lama affilata, ha un’espressione che riassume tutte
Detti sardi: “pagu genti, bona festa”, poca gente, bella festa (lo stesso). Questo modo di dire tipicamente sardo è una variante dell’italiano “pochi ma buoni“. Il concetto è simile. Dicendo così un sardo fa intendere che in un determinato luogo
Detti sardi. “Pani, casu e binu a rasu”, pane, formaggio e bicchiere colmo di vino: il detto tipico dei beoni isolani. Quante volte vi sarà capitato di sentire questo modo di dire in Sardegna. Un’espressione simpatica, da picchettata (lo
Detti sardi: “su boi chi narara curruru a su molenti”, il bue che dice cornuto all’asino. Un detto molto famoso in Sardegna, utilizzato un po’ ovunque per indicare quelle persone che additano qualcuno per una colpa (o un difetto) di
Detti sardi: “Sa cosa furada durada pagu e comenti esti benia, sindi andada”, la roba rubata dura poco e come è arrivata, se ne va. Un detto famoso che mostra una volta di più quanto i Sardi disprezzino chi ruba.
Detti sardi: “Molenti nominau, molenti presentau (arribbau)”, asino nominato, asino presentato. Questo simpatico detto viene pronunciato quando compare una persona (spesso antipatica), non particolarmente gradita, di cui si stava parlando. Di solito si usa questa espressione quando in un gruppo
Detti sardi: “colori ‘e cani fuendi”, colore del cane che scappa. Tipica espressione campidanese, utilizzata per indicare un colore indefinito (quasi mai piacevole, comunque): “Francesco oggi aveva un maglioncino nuovo bruttissimo, colori ‘e cani fuendi“.
Detti sardi: “Una famini che in su Corantatresi”, una fame come quella del 1943. Nel 1943 in tempo di guerra Cagliari e la Sardegna, come gran parte dell’Italia e dell’Europa, erano allo stremo. Città distrutte, scorte alimentari razionate o finite:
Detti sardi: “Deus sindi scampidi de su poburu arricchiu” (Dio ci salvi dal povero che si è arricchito). Si tratta di un modo di dire prevalentemente campidanese che ha anche alcune varianti, la più comune è “Deus sindi scampidi de