In sedia a rotelle dopo un incidente, lavora su camion ed escavatori: “Vietato abbattersi”
Nel maggio del 2017, un violento incidente automobilistico sconvolge la sua vita, cambiandola drasticamente, ma lui non si dà per vinto: «Posso dire di aver ripreso le redini della mia vita se non al 100%, almeno al 90%.»
«Sono molto positivo. L’aiuto più importante per vivere bene una cosa simile viene dalla famiglia, non c’è nulla da fare. Sono anche fidanzato da quattro anni e la mia compagna mi sostiene in tutto. Queste cose ti danno la voglia di fare, di portare avanti i progetti, di non mollare. Posso dire di aver ripreso le redini della mia vita se non al 100%, almeno al 90%.»
Così il 27enne Nicola Rozzo di Nulvi inizia il suo racconto. Ed è impossibile non sentire nella sua voce la serenità di un’esistenza che è ripartita alla grande, nonostante tutto. Lo stesso nonostante tutto che contraddistingue i percorsi più coraggiosi e importanti.
Sì, perché dopo la maturità che gli conferisce il titolo da geometra, per tre anni si occupa della parte relativa ai cantieri dell’azienda edile e di movimento terra di famiglia, la 2 Z Costruzioni. Questo mestiere – stare sul campo e seguire in toto i lavori – gli piace molto di più della parte burocratica, non c’è nulla da fare. Ed è bravo in quello che è un impiego bello tosto, ci mette passione. Non si ferma mai.
Ma, ahimè, le cose cambiano a maggio 2017, quando un violento incidente automobilistico scombussola la sua vita, cambiandola drasticamente.
«Mi sono addormentato,» racconta semplicemente «e l’auto ha fatto un giro su se stessa.»
È qui che la forza del 27enne viene fuori, prorompente. Cinque mesi di ricovero, uno a Sassari e l’altro al Marino di Cagliari. Poi altri tre, quattro mesi di ripresa.
Nicola Rozzo perde però l’uso delle gambe. Si potrebbe abbattere, avrebbe del resto tutte le ragioni, ma è una persona troppo positiva per lasciarsi andare. troppo energica. Forte all’inverosimile. Sa – lo sa benissimo! – che dovrà tribolare, ma lui la vita la ama proprio tanto e non vede l’ora di riprendere in mano le redini di tutto.
«Era il 2018 quando facemmo una chiacchierata in famiglia» spiega. «Con l’aiuto di mio padre, che mi ha supportato in toto, ho deciso che era tempo di rientrare al lavoro. Abbiamo dapprima acquistato un camion con cambio automatico con adattamenti per la mia situazione. Siamo stati i primi dell’Isola. Poi ci siamo dotati anche di scavatori, sempre totalmente automatici in modo che io possa svolgere tutte le attività lavorative dall’interno della cabina.»
E, in breve, l’azienda di famiglia si amplia e nasce anche la Ditta Nicola Rozzo Costruzioni, la sua.
«Qualche difficoltà nella vita c’è sempre, soprattutto quando c’è un ostacolo che prima si aggirava facilmente e ora è ostico, ma poi pensi a tutto quello che fai, ai traguardi raggiunti e a quelli ancora da raggiungere e stai meglio.»
Ha tanti amici, Nicola, e abbiamo detto una famiglia spettacolare e una compagna che lo ama, lo sprona: «Non mi stancherò mai di dire quanto tutto questo sia di fondamentale importanza. A sei anni dall’incidente, non ti fanno sentire mai un peso, anzi, organizzano sempre tutto in modo che tu abbia i confort di cui necessiti.»
Insomma, Nicola, con la sua frizzante energia, riesce a calamitare attorno a sé solo belle sensazioni e anche per questo ha una spiegazione da darci, che è anche una lezione per tutti noi.
«Quando parlo con alcuni amici in sedia a rotelle, faccio presente quanto sia controproducente lamentarsi sempre di tutto. Bisogna essere anche flessibili, un po’ pazienti. Quando ad esempio una persona parcheggia su una rampa per disabili, molti si arrabbiano, inveiscono, scrivono post al vetriolo. Io capisco invece che può capitare, nella fretta, di non rendersene conto. Del resto,» spiega «è capitato anche a me che in sedia a rotelle ci vivo!»
Il motto è: essere positivi per dare positività agli altri, per strappare un sorriso, per avere la vita più bella.
«Sì, perché quando si trascorre il tempo ad arrabbiarsi per queste cose, la nostra situazione, già di per sé difficoltosa, si complica ancor più!»
Non pensa mai “Questa disgrazia è capitata a me” il giovane di Nulvi, bensì “Cosa posso fare per rendere la mia vita migliore?”
Ed eccolo qui, l’insegnamento. Essere forti, ma mica per gli altri, eh. Per se stessi. Per vedere in ogni nuova alba un’occasione – di lavoro, di amicizia, di amore – e non una condanna. Per vedere il sole e per riprendere in mano la propria vita, senza se e senza ma. Con una grande voglia di futuro e il cuore pieno di progetti.
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