Si diploma con 100, poi brilla nello sport: Giacomo e il bronzo ai Campionati di Basket
Perché Giacomo, atleta impareggiabile dal carattere tenace e irremovibile, ha anche la Sindrome di Down, che non gli impedisce di correre come un treno verso quello che desidera, riuscendo a far diventare realtà i suoi sogni
«Giacomo è determinato, testardo e quando ha in mente un obiettivo lo raggiunge: c’è poco da fare.»
Questa la descrizione che mamma Annalisa fa del 21enne Giacomo Etzi, combattente che rincorre con energia ciò che vuole, sebbene per arrivarci ci voglia una discreta dose di fatica.
Alcuni li chiamano ragazzi speciali, ma – sempre per riprendere le parole di mamma Annalisa – loro sono coraggiosi. E risoluti. E anche forti.
Sì, perché Giacomo, atleta impareggiabile dal carattere tenace e irremovibile, ha anche la Sindrome di Down, che non gli impedisce di correre come un treno verso quello che desidera, riuscendo a far diventare realtà i suoi sogni e acquisendo sempre più autonomia – e segnate questa parola, sarà utile a capire il seguito.
Parliamo quindi dell’ultimo grande traguardo: Giacomo, lo scorso 28 dicembre, è stato premiato dall’Atletica Serramanna per essere risultato tra gli atleti migliori – si parla di Basket, nel suo caso – del triennio 20/21/22.
Il ragazzo ha infatti ottenuto il bronzo con la ASD Atletico AIPD – che aiuta i suoi allievi anche nel raggiungimento dell’autonomia grazie a figure professionali varie che mettono tutta la propria energia in questa missione – ai Campionati Italiani FISDIR C21. Ma il giovane fa anche parte della squadra speciale dell’Atletica Serramanna allenata da Antonio Ara.
Con mamma Annalisa però facciamo un passo all’indietro.
«Chi è Giacomo? È un ragazzo che sa quello che vuole. E non importa se deve faticare, cerca di ottenerlo e basta.»
Un curriculum di tutto punto per il ragazzo che, prima di mettere tutte le sue energie sul basket, si è diplomato con un bel meritatissimo 100 all’Istituto Alberghiero di Villamar.
«Da qualche tempo,» continua mamma Annalisa «frequenta l’associazione Codice Segreto: in un appartamento a Pirri tutti i ragazzi come Giacomo vengono spinti all’indipendenza, si cerca di farli diventare autonomi in tutto. È un percorso per loro ostico, ma piano piano devono riuscire a prendersi cura della casa, a fare la spesa, a preparare da mangiare. Giacomo ci prova con tutte le sue forze e sta riuscendo nel suo intento.»
Ma non solo: una volta a settimana c’è un laboratorio di teatro, a cui partecipa con la compagnia teatrale Ferrai di Cagliari.
Giacomo, spiega Annalisa, inizia a fare sport a soli tre mesi di vita: «Serviva lavorare sulla coordinazione, in modo che imparasse a parlare, a muoversi. Non era un percorso semplice e lui ha continuato a farlo fino alle scuole medie. Tanti sono stati i sacrifici, ma tanti anche i traguardi. La cosa che mi preme dire è che, oltre a noi della famiglia, Giacomo è sempre stato supportato da professionisti che hanno fatto di tutto per spronarlo a superare quelli che sembravano limiti.»
Molto bravo anche con il nuoto, si appassiona del basket grazie al fratello, Nicolò. Il suo percorso è quindi deciso: entra a far parte della Squadra Speciale allenata da Antonio Ara, direttore dell’Atletica Serramanna, dove diversi ragazzi con varie disabilità vengono allenati ogni mercoledì sera. Giacomo è entusiasta e accetta persino di partecipare a un Camp – fondamentale per l’ingresso di Giacomo nell’AIPD Atletica di Oristano – di full immersion di Basket, fuori da casa, sebbene questa sia la prima occasione senza mamma e papà. «Dopo il primo giorno, dove era molto preoccupato e sentiva la mancanza, è andato tutto bene, per fortuna: quel Camp era di fondamentale importanza sia a livello sportivo che a livello di autonomia.»
Ecco perché era corretto prestare attenzione alla parola “autonomia”: come chiarisce la donna, questa rappresenta il fulcro del percorso di questi perseveranti ragazzi, il fine ultimo. Essere autonomi vuol dire sapersi gestire e vivere quindi una vita piena e soddisfacente.
«L’ingresso in una squadra con ragazzi affetti dalla Sindrome di Down è stato determinante: poteva giocare, finalmente, alla pari, senza mai sentirsi diverso. Con il coach Mauro Dessì ha fatto dei passi da gigante.»
Quando poi arriva la convocazione ai Campionati Nazionali alla felicità immensa si aggiunge anche un pizzico di preoccupazione: l’idea di prendere l’aereo e spostarsi così lontano senza la famiglia crea in Giacomo sia una grande voglia di farcela che una discreta dose di paura. Ma è un combattente: il suo carattere frizzante lo porta a partecipare e a riuscire a emergere.
«Fu un’emozione grandiosa vederlo tornare con la sua bellissima medaglia al collo, orgoglioso di se stesso. E pensare a quando, da piccolo, aveva persino difficoltà a muoversi ci ha fatti commuovere ancor più.»
Ma il messaggio di mamma Annalisa è ancor più forte: «Sono contenta che se ne parli, questi ragazzi non devono essere dimenticati. Fanno dei sacrifici immensi per raggiungere i propri sogni, non è giusto non parlarne. È importante che tutti capiscano che anche le persone con una disabilità possono arrivare lontano, dovunque esse vogliano, anche se ciò comporta più fatica. Quindi, be’, parliamone: è giusto così.»
E non resta che immaginare un ragazzo con la sua bella medaglia al collo, sudatissima e per questo ancor più importante.
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