Capodanno in Sardegna tra antichi riti, credenze e filastrocche portafortuna!
Ed eccoci giunti al primo giorno dell'anno: un giorno importante, che suggella l'inizio di 365 nuovi da vivere e la fine dei dodici mesi appena trascorsi. In Sardegna la tradizione racconta di numerosi riti propiziatori e filastrocche che, in occasione di questa data, non potevamo che raccontarvi. Scopriamo insieme quali.
Ogni regione ha le sue tradizioni e la Sardegna non fa eccezione: durante questa festività così importante nell’Isola si recitavano filastrocche propiziatorie e si celebravano usanze particolari che sono state tramandate attraverso le varie generazioni. Non stupisce, infatti, che qualcuna di esse sia utilizzata ancora oggi! Ecco alcune tra le più famose tradizioni sarde tipiche di capodanno.
La prima persona che si incontra il mattino del primo dell’anno
Questa usanza in realtà non è valida solo a capodanno, ma in tutti i giorni dell’anno, anche se, proprio quando l’anno sta per finire, essa dovrebbe aumentare la propria potenza. Si tratta di una credenza, molto in voga nei paesi, di pensare che la persona incontrata per prima, il giorno dopo capodanno, avesse una grande importanza, perché poteva rivelare il futuro. Secondo la tradizione, se si incontrava un uomo o una donna con una gobba, questo voleva dire che nell’anno nuovo si sarebbe stati molto fortunati. Se, addirittura, si riusciva a toccare la gobba, allora era il presagio di un’enorme fortuna.
Incontrare una donna come prima persona dopo capodanno, invece, si racconta fosse segno di mala sorte. Se la donna in questione poi era una suora, la sfortuna si sarebbe particolarmente accanita contro il malcapitato.
Diversa era la situazione se si incontrava un uomo, in questo caso, ci si doveva aspettare una buona dose di fortuna, ma senza esagerare.
La Filastrocca per l’anno nuovo
Durante la notte del 31 Dicembre e nella giornata del 1 Gennaio non mancavano le filastrocche: queste venivano recitate dai bambini e dagli adulti, sia per divertimento, sia perché si pensava che queste fossero di buon auspicio per l’anno nuovo. In particolare, una filastrocca che veniva recitata spesso era “A sa noa!” (all’anno nuovo):
“Gennarxu est passau, nì nieddu nì braxu mi nd’at tocau.
Friaxu, su pilloni prenit su scraxu.
Martzu. Chi bis chi fàciu unda, piga sa scova e munda…
Chi non accarraxu su surcu, strexidindi su bruncu.
Abrili, torrat lèpori a cuili.
Nì Maju sentz”e soli, nì bagadia sentz”e amori.
A Làmpadas chini no podit messai, spigat.
Mes”e Argiolas depidori, Austu pagadori.
Cabudanni. In s’àiri is brebeis, àcua fintzas a is peis.
Mes”e Ladàmini. Po santu Simoni dònnia tapu bàndat a su cuponi.
Donniasantu. Po santu Martinu in dònnia carrada est prontu su binu.
Mes”e Idas. Intr”e dias mannas e festas nodias nci acabant de passai is cidas.
A Sa Noa! – Deus bollat!”
L’addio commosso a Gabriele, 17 anni, dal dirigente scolastico: “Amate ancora di più la vostra vita”
Gabriele Pattitoni, 17 anni, era stato ricoverato in gravissime condizioni la notte del 10 maggio, a causa di uno scontro tra due scooter a Olbia.
La struggente lettera di Gianluca Corda, dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore Amsicora Olbia Oschiri, la scuola frequentata da Gabriele Pattitoni, il 17 morto a causa di un terribile schianto a bordo del suo scooter.
“Cari studenti,
per la seconda volta in quattro anni, dopo la scomparsa di Lorenzo, che ricordiamo sempre con affetto, oggi è un’altra giornata di grande dolore e profonda tristezza per la nostra comunità scolastica.
Ci svegliamo tutti apprendendo la drammatica notizia della scomparsa del nostro giovanissimo Gabriele, nostro alunno e vostro “compagno di scuola” presso l’Istituto agrario di Olbia. Nel giorno in cui tanti di voi, ancora assonnati, vivono ancora delle luci e dei rumori dei festeggiamenti del nostro Santo Patrono, tra le risate e la spensieratezza della vostra adolescenza venite travolti, così come noi, dalla scomparsa di un vostro amico e coetaneo.
Un evento drammatico che lascia senza fiato e parole anche noi adulti, nella difficoltà, per il quale, per voi, diventa impossibile trovare un senso. Così come per Lorenzo quattro anni fa, anche per Gabriele oggi, sembra impossibile trovare un significato alla morte di “uno di voi”, giovane e nel pieno del proprio percorso di vita, delle proprie passioni, speranze, progetti. Un dramma inspiegabile che solo la fede, per chi ha la fortuna di credere, tende una mano alla nostra fragilità evitando di farci cadere nella disperazione.
Ma dovete provare, so che non è facile, a trasformare questo momento di grande dolore, in un grande insegnamento. Quello di amare ancora di più la vostra vita, con responsabilità e serietà. Amarla in tutti i suoi istanti, insieme agli affetti della vostra famiglia, dei vostri compagni e amici. Date sempre più valore ala bellezza dello stare insieme tra voi nei modi giusti, anche a scuola, con la serietà nello studio, per la costruzione di un vostro progetto per la vita. Custodite la vostra vita, proteggetela. Niente ha un valore più grande, anche quando vi illudete, o vi illudono, che ci possono essere istanti di divertimento per cui vale la pena metterla a rischio.
Gabriele, che avrebbe concluso il quarto anno del nostro istituto agrario, consegna a ciascuna ragazza e a ciascun ragazzo questo compito. Un altro banco della nostra scuola da oggi sarà vuoto, tutta la scuola sarà più vuota. Ma lo sarà meno se ognuno di voi saprà raccogliere il compito che questo evento drammatico vi e ci consegna. Come comunità scolastica tutta dell’istituto agrario e dell’intero Istituto “Amsicora” siamo vicini, commossi, al dolore dei genitori, della sorella e di tutta la famiglia.
Addio caro Gabriele, resterai sempre nei ricordi di tutti noi e ameremo la nostra vita ancora di più anche per te. Tu dal Cielo sostieni, accompagna e proteggi la tua famiglia, le tue amiche e i tuoi amici”.
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