Lo sapevate? Il brano Caruso di Lucio Dalla è un omaggio alla canzone napoletana e al grande tenore

Caruso è una canzone del cantautore bolognese Lucio Dalla, incisa nel 1986. Presentata per la prima volta alla Rassegna San Martino Arte di San Martino Valle Caudina, è tratta dall'album dal vivo DallAmeriCaruso. Perché il cantautore bolognese scrisse questo testo, diventato poi mitico?
Lo sapevate? Il brano Caruso di Lucio Dalla è un omaggio alla canzone napoletana e al grande tenore.
Caruso è una canzone del cantautore bolognese Lucio Dalla, incisa nel 1986. Presentata per la prima volta alla Rassegna San Martino Arte di San Martino Valle Caudina, è tratta dall’album dal vivo DallAmeriCaruso. Perché il cantautore bolognese scrisse questo testo, diventato poi mitico?
Il ritornello deve molto a Dicitencello vuje, composta nel 1930, sia per il testo, che ha chiari riferimenti citazionistici alla canzone napoletana, sia per la musica.
Per quanto riguarda il significato del testo Dalla ha rivelato la genesi e il significato del testo della canzone. In seguito a un guasto alla propria imbarcazione, il cantautore si trovò costretto a soggiornare in un albergo a Sorrento (l’Hotel Vittoria), proprio nella stanza che anni prima aveva ospitato il tenore Enrico Caruso, poco prima della morte.
Era il 1986, e Lucio Dalla, in compagnia dell’amica Angela Baraldi, si concedeva un momento di rilassata poesia, navigando fra Capri e Sorrento immerso nel sole, nella musica di Roberto Murolo e nelle onde traboccanti napoletanità di uno dei golfi più suggestivi al mondo. Ma il motore della barca, senza alcun preavviso, cominciò ad avere problemi.
Il cantante, chiamò il proprietario del ‘Vittoria’, Luca Fiorentino, suo amico, per chiedergli aiuto. In attesa che, l’imbarcazione fosse riparata, l’albergatore invitò Dalla a passare dei giorni nel suo hotel.
Fu quello il giorno in cui, il cantante bolognese, rimase stregato dalla vita del tenore partenopeo. I proprietari del Vittoria raccontarono che, nella suite, c’era un piano scordato che, Caruso, utilizzava per dare lezioni di canto ad una ragazza di cui era segretamente innamorato. Da questa rivelazione nacquero quei versi poi divenuti famosi.
Qui i proprietari dell’albergo gli raccontarono degli ultimi giorni della vita del tenore e della sua passione per una giovane a cui dava lezioni di canto. Da quei racconti Lucio Dalla trasse ispirazione per scrivere il brano. In un’intervista del 2008 nel programma TV Le invasioni barbariche, Dalla ha dichiarato che fu Angelo, barista che lavorava in un bar di Sorrento, a raccontargli di come sua zia fosse stata la cameriera di Caruso.
Enrico Caruso non fu un tenore, fu il tenore. Commosse la Royal Opera House di Londra, il Metropolitan di New York, dove un pubblico in estasi lo implorò di bissare La donna è mobile, fu il primo cantante della storia a vendere più di un milione di dischi. Fu anche protagonista di un evento curioso: il 3 dicembre 1920, durante un tour negli Stati Uniti, rimase colpito al fianco dal crollo di una colonna della scenografia del Sansone e Dalila, fatto che segnò lo scatenarsi di una pleurite infetta che lo avrebbe portato, di lì a pochi mesi, alla morte.
Caruso, che forse ancor prima dei medici aveva capito che gli sarebbe rimasto ancora poco da vivere, decise di passare l’ultimo periodo della sua esistenza a Sorrento, vicino alla sua Napoli e al suo mare, presso l’Hotel Vittoria.
Fu allora che Lucio Dalla capì che quanto accadde quella notte di un agosto sorrentino doveva essere raccontato, cantato.
La canzone è stata interpretata tra gli altri anche da Pino Daniele, Luciano Pavarotti, Anna Oxa, Mina, Roberto Murolo, Mercedes Sosa, Andrea Bocelli, Milva, Al Bano, Julio Iglesias, Roberto Carlos, Fiorella Mannoia, paolo Nutini, Gianna Nannini, Céline Dion, i Metallica, Ornella Vanoni, Ermal Meta, e Jovanotti.
Testo:
Qui dove il mare luccica,
E tira forte il vento
Su una vecchia terrazza
Davanti al golfo di Surriento
Un uomo abbraccia una ragazza,
Dopo che aveva pianto
Poi si schiarisce la voce,
E ricomincia il canto.
Te voglio bene assaje,
Ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
Che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai.
Vide le luci in mezzo al mare,
Pensò alle notti là in America
Ma erano solo le lampare
Nella bianca scia di un’elica
Sentì il dolore nella musica,
Si alzò dal pianoforte
Ma quando vide la luna uscire da una nuvola
Gli sembrò più dolce anche la morte
Guardò negli occhi la ragazza,
Quelli occhi verdi come il mare
Poi all’improvviso uscì una lacrima,
E lui credette di affogare
Te voglio bene assaje,
Ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
Che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai
Potenza della lirica,
Dove ogni dramma è un falso
Che con un po’ di trucco e con la mimica
Puoi diventare un altro
Ma due occhi che ti guardano
Così vicini e veri
Ti fan scordare le parole,
Confondono i pensieri
Così diventa tutto piccolo,
Anche le notti là in America
Ti volti e vedi la tua vita
Come la scia di un’elica
Ma sì, è la vita che finisce,
Ma lui non ci pensò poi tanto
Anzi si sentiva già felice,
E ricominciò il suo canto
Te voglio bene assaje,
Ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
Che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai
© RIPRODUZIONE RISERVATA