Lo sapevate? Nel 1985 Maradona salvò un bambino malato di Acerra

Nel 1985 il Napoli scese in campo per una partita di beneficenza nel campo malridotto di Acerra, per raccogliere fondi destinati alle cure di un bambino di un anno malato. Non solo la cifra fu raggiunta in pochissimo tempo ma la partita fu fatta contro il volere di Ferlaino che aveva proibito il match. Diego pagò di tasca sua i 12 milioni di lire per l’assicurazione in modo da poter scendere in campo. La partita diede a quel bambino la possibilità di operarsi perché fra sponsor e botteghino vennero consegnati alla sua famiglia 20 milioni di lire.
Lo sapevate? Nel 1985 Maradona salvò un bambino malato di Acerra.
Nel 1985 il Napoli scese in campo per una partita di beneficenza nel campo malridotto di Acerra, per raccogliere fondi destinati alle cure di un bambino di un anno malato. Non solo la cifra fu raggiunta in pochissimo tempo ma la partita fu fatta contro il volere di Ferlaino che aveva proibito il match. Diego pagò di tasca sua i 12 milioni di lire per l’assicurazione in modo da poter scendere in campo. La partita diede a quel bambino la possibilità di operarsi perché fra sponsor e botteghino vennero consegnati alla sua famiglia 20 milioni di lire.
Luca Quarto è il bambino (allora aveva un anno) che fu salvato da Diego Armando Maradona. Con quei soldi fu pagata la costosa operazione a cui si sottopose in Francia. “Grazie a lui ho una vita normale”, ha spiegato poi il giovane, che oggi ha 38 anni e vive a Rimini.
Luca era nato con una malformazione al palato, la labioschisi. L’uomo ha poi incontrato Maradona nel 2002, grazie alla trasmissione C’è posta per te di Maria De Filippi, dove ha potuto ringraziare di persona El Pibe de oro, che ricordava benissimo la sua storia. Luca ora è a Rimini, dove vive la madre, e dove in estate gestisce un piccolo negozio di costumi.
Come riporta un vecchio articolo del Corriere della Sera, durante la stagione 1984-85, Pietro Puzone, ragazzo di Acerra, riserva del Napoli e buon amico di Maradona — poi drammaticamente caduto in disgrazia e senzatetto — conobbe un concittadino tifoso del Napoli che ha un figlio gravemente malato. Aveva un brutto problema alla bocca e l’unico modo per guarire era operarsi in Francia. Ma non aveva soldi abbastanza». Puzone pensò immediatamente a una partita di beneficenza del Napoli al San Paolo. Chi non ci pensò nemmeno fu il presidente Corrado Ferlaino, che si oppose per paura che qualche giocatore potesse farsi male.
Chi invece non ebbe dubbi fu Diego. Arrivato in Italia, a luglio 1984, disse: «Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires». Così accolse senza un dubbio la richiesta dell’amico, e la leggenda vuole che lo fece alla sua maniera: «Che si fottano i Lloyds di Londra. Questa partita si deve giocare per quel bambino». E pagò lui i 12 milioni di assicurazione.
La gara fu praticamente improvvisata: arrivò un sacco di gente, che pur di vedere Diego sul campetto sgangherato di Acerra pagò il biglietto della tribuna, solo 5mila posti, e affollò il parcheggio così come il terreno di gioco.
È lunedì 25 gennaio 1985. Il giorno prima in campionato il Napoli ha battuto 4-0 la Lazio al San Paolo. Ventiquattro ore dopo si presenta al piccolo stadio comunale di Acerra, 20 chilometri a nord di Napoli. C’è pioggia e freddo. Il campo, già sterrato di suo, è solo fango e pozzanghere. «Intorno c’erano 10mila persone — ricorda Puzone — la tribuna però ne conteneva solo 5mila. Gli altri erano dappertutto, intorno al campo sotto gli ombrelli, sui balconi, sui tetti».
In un celeberrimo video stracliccato su Youtube è tutto documentato. Ed è documentato, soprattutto, il famosissimo riscaldamento di Maradona e della squadra nel parcheggio fra le macchine e i curiosi, come una squadra dilettanti qualsiasi. Divisa ufficiale — in lanetta pesante, tipica dell’epoca — sponsor Cirio, espressioni serie come fosse la finale di Coppa dei campioni, e Diego che guida le operazioni. A un tratto, saltella come un pugile fingendo di tirare ganci all’aria. Poi si avvicinano dei bambini per una foto. Sono così piccoli e timidi e congelati dal freddo che quando Diego se ne va restano lì immobili nei loro cappottini stretti. Ipnotizzati. Increduli. Come se quell’attimo potesse durare in eterno. Poi cominciò la partita.
Maradona non si risparmiò: correva, si sporcava, dribblava, cercava il gol come fosse una partita di campionato. A fine primo tempo prova una girata al volo sotto porta, la manca, cade in una pozza e si rialza sporchissimo di fango. Sacramenta come avesse mancato un gol alla Juve.
Poi, nel secondo tempo, ecco quella che nella tradizione napoletana viene considerata la prova generale del famoso gol del secolo segnato all’Inghilterra al Mondiale 1986: ruba palla a una avversario, scarta l’intera difesa, poi il portiere, e deposita palla in rete.
Fu uno spettacolo. Ma soprattutto la partita diede a quel bambino la possibilità di operarsi perché fra sponsor e botteghino vennero consegnati alla sua famiglia 20 milioni di lire. Maradona voleva essere l’idolo degli poveri e degli ultimi, e ci è riuscito: lui era uno di loro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA