Lo sapevate? Il Cenacolo, capolavoro di Leonardo, era già rovinato prima che l’artista lo concludesse
Il Cenacolo di Leonardo è una delle meraviglie della città di Milano. Si trova nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. L’artista impiegò diverso tempo per completare la sua opera e secondo alcune fonti, una volta finita, mostrava già una crepa sul lato sinistro. A tal proposito si trova una testimonianza diretta di Vasari: «non si scorge più se non una macchia abbagliata».
Lo sapevate? Il Cenacolo, capolavoro di Leonardo, era già rovinato prima che l’artista lo concludesse.
Il Cenacolo di Leonardo è una delle meraviglie della città di Milano. Si trova nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. L’artista impiegò diverso tempo per completare la sua opera e secondo alcune fonti, una volta finita, mostrava già una crepa sul lato sinistro. A tal proposito si trova una testimonianza diretta di Vasari: «non si scorge più se non una macchia abbagliata».
Leonardo dipinse il Cenacolo su una parete larga 9 metri e alta 4, una “tela” a dir poco enorme.
“L’ultima cena” non è un affresco. È un’opera disegnata con una tecnica singolare, un dipinto parietale a tempera grassa su intonaco. Leonardo utilizzò la stessa tecnica che aveva per le tele ma questo non si rivelò azzeccato, almeno per la sua conservazione. Proprio per questo il dipinto necessita di numerosi restauri.
Per preservare l’ambiente circostante e impedire il rapido deterioramento dell’opera dalle polveri sottili l’opera è visitabile solo da 1.300 persone al giorno. Per permettere a più persone di fruire della visione de “L’ultima cena” recentemente è stato annunciato un nuovo restauro ambientale.
L’Ultima Cena, nota anche con il nome di Cenacolo, dipinta fra il 1494 e il principio del 1498, è considerato il dipinto murale forse più importante al mondo, “cosa bellissima e maravigliosa”, come scrive Giorgio Vasari che, nelle sue Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architettori, parla anche di Leonardo e descrive il Cenacolo. Il Cenacolo è un dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco (460×880 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e realizzato su commissione di Ludovico il Moro nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Si tratta della più celebre rappresentazione dell’Ultima Cena, capolavoro del Rinascimento italiano in generale.
Il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni 13:21, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi apostoli. L’opera si basa sulla tradizione dei cenacoli di Firenze, ma come già Leonardo aveva fatto con l’Adorazione dei Magi, l’iconografia venne profondamente rinnovata alla ricerca del significato più intimo ed emotivamente rilevante dell’episodio religioso. Leonardo infatti studiò i “moti dell’animo” degli apostoli sorpresi e sconcertati all’annuncio dell’imminente tradimento di uno di loro.
Dentro la scatola prospettica della stanza, rischiarata da tre finestre sul retro e con l’illuminazione frontale da sinistra che corrispondeva all’antica finestra reale del refettorio, Leonardo ambientò in primo piano la lunga tavola della cena, con al centro la figura isolata di Cristo, dalla forma pressoché piramidale per le braccia distese. Egli ha il capo reclinato, gli occhi socchiusi e la bocca appena discostata, come se avesse appena finito di pronunciare la fatidica frase.
Col suo gesto di quieta rassegnazione, Gesù costituisce l’asse centrale della scena compositiva: non solo delle linee dell’architettura (evidente nella fuga di riquadri scuri ai lati, forse arazzi), ma anche dei gesti e delle linee di forza degli apostoli. Ogni particolare è curato con estrema precisione e le pietanze e le stoviglie presenti sulla tavola concorrono a bilanciare la composizione.
Secondo uno studio recente, il paesaggio che si intravede dalle finestre potrebbe essere un luogo ben preciso, appartenente al territorio dell’alto Lario.
A causa della singolare tecnica sperimentale utilizzata da Leonardo, incompatibile con l’umidità dell’ambiente, versa da secoli in un cattivo stato di conservazione, cui si è fatto fronte, per quanto possibile, nel corso di uno dei più lunghi restauri della storia, durato dal 1978 al 1999 con le tecniche più all’avanguardia del settore. In oltre 17 anni, l’Olivetti (società finanziatrice del progetto dal 1982 al 1999) sostenne per il restauro un costo di circa 7 miliardi di lire.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce il Museo del Cenacolo Vinciano tramite il Polo museale della Lombardia, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Nel 2019 è stato visitato da 445 728 persone, risultando essere il quindicesimo più visitato in Italia.
Pittore, architetto, scultore, ingegnere, inventore, matematico, anatomista, scrittore, Leonardo da Vinci incarna l’ideale uomo poliedrico sognato dal Rinascimento italiano.
Il Cenacolo è forse la testimonianza più completa del suo ingegno multiforme, del suo desiderio di sperimentare, della sua inesauribile curiosità. Nel periodo in cui lavora al dipinto, l’ultimo decennio del Quattrocento, Leonardo è infatti impegnato in studi sulla luce, il suono, il movimento ma anche sulle emozioni umane e sulla loro espressione. Di questi interessi troviamo puntuale riscontro nel Cenacolo, dove, più che forse in ogni altra opera leonardesca, è evidente l’attenzione di Leonardo per la raffigurazione – attraverso posture, gesti, espressioni – di quelli che lui stesso chiamava i “moti dell’animo”.
Dal settembre 1980 il Cenacolo, insieme alla Chiesa e al Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie, sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità in quanto “realizzazione artistica unica, di un valore eccezionale universale che trascende tutte le contingenze storiche”. Tra le motivazioni si legge anche che “Il Cenacolo ha esercitato un’influenza considerevole, non soltanto sullo sviluppo di un tema iconografico ma anche sul destino della pittura” e infine: “non è esagerato affermare che la sua realizzazione ha aperto una era nuova nella storia dell’arte”.
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