Macao: storia di un centro sociale chiuso definitivamente
Avete mai avuto occasione di andare al Macao? Da quando ha chiuso, Milano ha perso un suo baluardo culturale...
Macao: storia di un centro sociale chiuso definitivamente.
Avete mai avuto occasione di andare al Macao? Da quando ha chiuso, Milano ha perso un suo baluardo culturale…
Il Macao è stato, dal 2012, il centro sociale di Milano, insieme al Leoncavallo. Al Macao si organizzavano serate culturali, giochi all’aperto, campus estivi e discoteche. Eppure, nel 2021, ha dovuto chiudere i battenti.
Il collettivo che aveva occupato undici anni fa una delle palazzine di viale Molise ha annunciato, con rammarico, la chiusura. Da diversi anni negli edifici limitrofi erano utilizzati da spacciatori e senzatetto e nel corso del tempo il Macao si era degradato fino a diventare incompatibile con le attività socio-culturali che il collettivo si era proposto di portare avanti.
La situazione era diventata purtroppo insostenibile. Di fatto, il centro sociale aveva già chiuso dal 2020: tutte le attività erano state sospese, la porta era sprangata e i responsabili vi accedevano solo raramente. Il Macao era diventato la terra di nessuno, dove solo il collettivo, per entrare, doveva indossare sistemi di protezione e girare anche con l’occhio sempre vigile.
Furti, incendi ed episodi di violenza andavano avanti da tempo. Chi gestiva lo spazio doveva continuamente confrontarsi e chiamare le forze dell’ordine a causa di minacce, risse o persone che finiva accoltellate. Negli ultimi mesi di vita il Macao si trovava a gestire situazioni complesse, violente e delicate: chi organizzava il collettivo doveva mettere in atto una sorta di “resistenza” fra discussioni, difficoltà e spesso scontri fisici con spacciatori e criminali.
Ma il Macao un tempo era molto diverso. I protagonisti del collettivo Macao si occupavano di aiutare le persone in difficoltà, soprattutto nei momenti più critici della pandemia. Il centro sociale era luogo di aggregazione, alleanze sociali e socialità alternativa, forte del fatto che sapeva costruire complicità fra persone diverse, con interessi e obiettivi diversi. Il collettivo Macao ha dovuto a malincuore abbandonare tutto questo, di fronte all’indifferenza generale e forse anche alla malcelata felicità delle istituzioni, che nei centri sociali vedono solo un motivo per drogarsi e fare baldoria fino a tarda notte.
Ma appunto, il Macao era molto di più. Era un luogo dove chiunque avesse una passione o una vocazione, trovava spazio per vederla crescere e metterla in pratica. Era un centro sociale nato dal sogno comune di vivere uno spazio collettivo senza la preoccupazione di dover per forza “sballarsi”. Era il centro sociale che nel giro di un decennio aveva rivoluzionato l’idea della movida alternativa e l’aveva portata sotto gli occhi di tutti. Vederlo andare via è stato, per molti milanesi, un colpo al cuore. Purtroppo il Macao non esisterà più, non verrà fondato nuovamente in altre parti della città (come è successo per il centro sociale Zam, che prima stava in Piazza XXIV Maggio e ora si trova in via Boifava), e non potrà più proporsi sul palcoscenico milanese come baluardo socio-culturale. Ancora una volta, hanno vinto quelli senza sogni…
© RIPRODUZIONE RISERVATA