Milano, stazione Rogoredo: ci sono ancora i tossicodipendenti?

Ci sono ancora i tossicodipendenti a Rogoredo? Che cosa hanno fatto le istituzioni fino ad ora?
Milano, stazione Rogoredo: ci sono ancora i tossicodipendenti?
Ci sono ancora i tossicodipendenti a Rogoredo? Che cosa hanno fatto le istituzioni fino ad ora?
Purtroppo sì. La stazione di Rogoredo è una fra le più malfamate di Milano. Non sono bastati gli interventi di “riqualificazione”, né la presenza costante di forze dell’ordine. Ma partiamo da principio.
La stazione di Rogoredo è uno snodo centrale dell’attività su ferrovia di Milano. Da Rogoredo passano molti dei treni che vanno verso Roma, e più in generale moltissimi treni di Trenord, utili per i pendolari, passano da lì. Da Rogoredo si prende anche la metropolitana gialla, altro snodo fondamentale per chi si sposta con i mezzi. Negli ultimi 7-10 anni la stazione ha vissuto una sorta di riqualificazione: le pavimentazioni e le strade lì attorno sono state rifatte, il sito propriamente detto della metropolitana è stato messo a nuovo e la stazione del treno si è dotata di alcuni bar e ristoranti che abbelliscono la zona e la rendono più frequentabile. Eppure, c’è un grosso problema che non se n’è mai andato.
Parliamo di una vera e propria comunità di tossicodipendenti che si aggira nei pressi della stazione. Questi gruppi di giovani camminano spesso di fronte alla stazione, chiedendo qualche moneta e arraffando ciò che possono da tombini e cestini dell’immondizia. Fino a qualche anno fa tutto avveniva sotto la luce del sole, oggi invece li si vede solo durante la sera o la notte. È un problema che non è mai stato risolto… è solo stato nascosto. Quel che è successo è in realtà una classica situazione del “nascondere sotto al tappeto”. Le istituzioni, preso atto del problema che circolava in questo importante snodo di viabilità urbana, hanno semplicemente predisposto le forze dell’ordine perché intimassero i tossicodipendenti a spostarsi altrove. Quello che era il triste e famoso “boschetto” di Rogoredo, oggi è un bosco con un prato dove le persone vanno a fare jogging e portano il cane, ma non è mai stato davvero “bonificato” del tutto.
La soluzione del Comune e delle istituzioni è stata, appunto, quella di nascondere tutto. Ma non basta dire ai tossicodipendenti di spostarsi altrove, per risolvere il problema della tossicodipendenza. Ancora una volta si è scelto di “apparire invece che essere”. La soluzione, tanto facile quanto inefficace, è stata quella di celare agli occhi dei viaggiatori e dei turisti il problema, facendo finta di aver risolto una situazione pericolosa, quando invece si è solo deciso che i tossicodipendenti non dovevano essere visti, e che quindi andavano spostati un po’ più in là. Effettivamente questi poveri ragazzi finiti nelle grinfie della droga (soprattutto eroina) non hanno avuto altra soluzione che spostarsi di 500 metri, fino a un altro parchetto. Lì continuano la loro attività di spaccio e morte, ma la coscienza delle istituzioni è pulita: se i turisti non li vedono, il problema è risolto.
No. Non può funzionare così. Non si combatte la tossicodipendenza mascherando il problema e fingendo di aver messo in atto un’opera benefica di salvaguardia della salute. Il supporto e l’aiuto non sono nemmeno stati presi in considerazione, l’unico beneficio doveva essere quello per i viaggiatori, che adesso si sentono naturalmente più sicuri durante la sera, ma che sanno benissimo che il problema non è affatto risolto.
Quand’è che s’istituiranno delle vere comunità di aiuto per queste persone? Sveglia!

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