I lavoratori sui navigli sono sfruttati. Ecco spiegato il fenomeno
I lavoratori sui navigli subiscono uno sfruttamento sistematico da molto tempo. Ecco spiegato il fenomeno
I lavoratori sui navigli sono sfruttati. Ecco spiegato il fenomeno.
I lavoratori sui navigli subiscono uno sfruttamento sistematico da molto tempo. Ecco spiegato il fenomeno.
Nella ristorazione e nei bar lo sfruttamento e all’ordine del giorno, non è un segreto. Se poi parliamo dei lavoratori stagionali, la cosa sorprende ancora meno. Ma quando facciamo riferimento a Milano, alla zona della movida per eccellenza, i Navigli, ecco che le persone cadono dal pero e pensano che sia tutto rosa e fiori. Non è così. Tanti lavoratori stagionali che cercano di guadagnare qualcosa durante l’estate, magari facendo i baristi sui navigli, o i camerieri o addirittura i “buttadentro”, cioè le figure che si trovano fuori dai locali e chiamano a sé i possibili clienti… sono sfruttati. Ma come mai questo fenomeno?
Tanto per iniziare i bar sui Navigli sono quotidianamente al centro di ogni polemica che riguarda risse, caos e micro-criminalità milanese. La zona, che si professa come una delle più entusiasmanti e divertenti di Milano, molto spesso si trasforma in un gran calderone di locali dall’arredamento elegante e la personalità mediocre. E badate bene, la sottoscritta è un’assidua frequentatrice della zona Navigli perché ci vive, quindi lo sa bene.
In questo micro-clima frenetico di persone che bevono, fumano e si divertono, i camerieri e i baristi girano come delle trottole, tutti i giorni, dalle 17.00 a notte inoltrata, per soddisfare tutti. Parliamo davvero di un via vai di persone infinito, dove essere veloce, cortesi e gentili è un must per chi lavora. Le condizioni di lavoro sono estenuanti, stressanti e molto faticose, soprattutto per chi è alle prime armi o, come dicevamo prima, cerca solo di guadagnare qualche stipendio extra in vista dell’estate.
Parliamo adesso degli stipendi. Con dei contratti dai turni lavorativi fuori controllo, che prevedono anche 9 ore di lavoro con solo 30 minuti di pausa, i lavoratori accettano paghe davvero da fame. Gli stipendi vanno dai 500 agli 800 euro al mese e, come dicevamo poco fa, i turni sono massacranti e al limite della legalità. Inoltre, molti datori di lavoro di questi cocktail bar sui Navigli, accettano persone molto giovani, poco formate e quindi anche poco consapevoli dei loro diritti, proprio per poter estorcere loro quanto e più ore di lavoro senza pagare poi straordinari e giusti compensi. Il tutto senza neanche aver ancora fatto riferimento ai famosi “fuori busta”, cioè ore di lavoro pagate cash e a mano, senza alcun controllo fiscale. Et voilà, il decalogo dei lavoratori sfruttati è fatto.
E allora cosa spinge questi giovani lavoratori a fare il “salto dietro al bancone” o a fare i camerieri per 600 euro, magari anche in nero, sei giorni su sette, per tre mesi? È presto detto: la necessità. Poniamo per esempio che il lavoratore in questione sia uno studente fuori sede, che deve pur tirare a fine mese e pagare l’affitto (per altro altissimo). Quei 600 euro in più al mese, per fare la spesa e magari godersi anche una cena fuori casa (una volta ogni due settimane, non di più), magari anche in nero così non ci si deve pagare le tasse sopra, sono davvero comodi. Così facendo, lavoratori e datori di lavoro creano un circolo vizioso da cui è impossibile uscire, senza una mano politica che cambi le carte in tavola. Ma alle istituzioni va bene così, consapevoli dello sfruttamento sistematico dei camerieri e della noncuranza dei proprietari dei bar.
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