Lo sapevate? In piazza Vetra a Milano venivano eseguite le terribili condanne a morte del Tribunale dell’Inquisizione

Streghe, magia, roghi e inquisizione, ci sono tutti gli ingredienti più importanti che caratterizzano la storia e i misteri di uno dei luoghi più singolari di Milano, piazza Vetra. Andiamo alla scoperta di questo sito milanese che nei secoli ha visto di tutto e di più.
Lo sapevate? In piazza Vetra a Milano venivano eseguite le terribili condanne a morte del Tribunale dell’Inquisizione.
Streghe, magia, roghi e inquisizione, ci sono tutti gli ingredienti più importanti che caratterizzano la storia e i misteri di uno dei luoghi più singolari di Milano, piazza Vetra. Andiamo alla scoperta di questo sito milanese che nei secoli ha visto di tutto e di più.
Piazza Vetra, indicata anche come piazza della Vetra, è una piazza di Milano. Sotto il manto stradale della piazza scorre il canale Vetra, canale artificiale risalente all’epoca romana.
Sul nome della piazza, così come delle vie un tempo circostanti (via della Vetra dei Cittadini e contrada dei vetraschi) ci sono quattro ipotesi: la prima è che derivi il suo nome della famiglia nobiliare milanese dei Vetra (o Vetula), la seconda è che il nome derivi dal “castrum vetus” (ovvero dal nome della più antica delle quattro fortificazioni che difendevano, insieme alle mura e alle torri, la Milano romana, che si trovava poco lontano dalla basilica di San Lorenzo), la terza coinvolge la scomparsa via Vetraschi, così chiamata dai conciatori di pelle (chiamati “vetraschi” poiché raschiavano le pelli con dei vetri) che erano particolarmente concentrati in quella via, infine la quarta vorrebbe che derivi Castra vetera, con un richiamo al presidio di soldati, nei pressi di Porta Ticinese romana, a guardia del Palazzo imperiale romano di Milano.
La piazza era celebre nella città per essere stata fino al XIX secolo sede dell’esecuzione delle condanne a morte dei popolani cittadini: eventi che influenzarono una lunga serie di storie e miti riguardanti la zona.
L’aspetto attuale della piazza, oggi parte del parco delle Basiliche, è dovuto ai lavori svolti tra il 1934 e gli anni ’60, compreso il piano regolatore postbellico del 1953, effettuato per ricostruire una piazza semidistrutta dai bombardamenti anglo-americani. Questi lavori lasciano trasparire ben poco dell’antico aspetto della piazza.
Sotto il manto stradale della piazza scorre il canale Vetra, canale artificiale risalente all’epoca romana. Questo canale corrisponde in parte all’antico alveo artificiale dell’Olona costruito dagli antichi Romani quando il fiume venne deviato verso Milano per portare acqua al fossato delle mura difensive della città e in parte all’antico alveo naturale del Nirone. I due rami del fossato romano diventarono poi il Grande Sevese e il Piccolo Sevese.
Come riporta un vecchio articolo de Il Giornale Piazza Vetra (che tra l’altro era nota anche per essere frequentata da piccoli criminali e malavitosi, membri della cosiddetta ligera, nonché da prostitute; qui ci fu anche un delitto) da sempre è una testimone silenziosa e involontaria di innumerevoli vicende macabre e uccisioni che, nel tempo, ne hanno caratterizzato la fama. La sua struttura attuale oggi è parte integrante del parco delle Basiliche, ovvero un’area verde di ritrovo ma anche luogo di collegamento tra la Basilica di San Lorenzo e la Basilica di San’Eustorgio. Intitolata nel tempo a Papa Giovanni Paolo II, per tutti i milanesi è da sempre e solo piazza Vetra. Negli anni ha cambiato il suo look, divenendo luogo di relax per gli avventori e sgambata per i cani, ma anche ritrovo per aperitivi e cene grazie ai molti locali di zona. Non ha perso la sua nomea di luogo malfamato e cupo, magico ma tormentato. Ecco la sua incredibile storia.
Nonostante gli interventi di modernizzazione urbanistica e sociale, in piazza Vetra rimane inalterata quell’atmosfera cupa che trasuda sofferenza. Un luogo con un passato pesante ma al contempo una location piena di fascino e bellezza, ora parco e area di collegamento tra le storiche basiliche di San Lorenzo e Sant’Eustorgio. Con un trascorso da brividi, intriso di morte, dove venivano ingiustamente condannate le donne perché accusate di stregoneria. Bruciate direttamente sul rogo, tra le fiamme imposte dall’inquisizione, tra sofferenza e urla lancinanti. Si dice che ancora oggi è possibile udire riecheggiare le urla strazianti della loro morta cruenta.
Un tempo era d’obbligo attraversare un passaggio per arrivare a piazza Vetra, il ponte della morte che sporgeva sopra il canale della Vetra ora coperto. Le accusate vi camminavano sopra per giungere verso la pira e trovare, tristemente, la morte. Sono tanti i nomi che, qui, hanno trovato un’uccisione ingiusta, ben nove le donne giudicate come streghe dal 1595 al 1631. Con alcuni antefatti già nel 1300 come Sibilla Zanni considerata una strega, e nel 1617 Caterina de Medici, accusata di aver avvelenato Melzi D’Eril. A stabilire il legame con il demonio era un testo, redatto dall’esorcista di fiducia del cardinale ed arcivescovo Federico Borromeo, noto come “Compedium maleficarum”. Secondo i testi dell’epoca le streghe erano solite banchettare con il demonio, oppure compiere atti sessuali. Una credenza nefasta che aveva contribuito a rendere l’atmosfera meneghina più cupa e crudele, costringendo molte donne alla morte tra le fiamme. E successivamente anche molte vittima della peste perché considerate colpevoli di diffonderla. Accanto alla piazza era presente un luogo misterioso dove le vittime venivano condotte per subire torture e violenze fisiche, un atto crudele prima della morte sulla pira. Con il tempo Milano si oppose a questa pratica brutale e, per fortuna, la caccia alle streghe si concluse nel 1641, con l’ultimo rogo. E alla fine del 1700 tutti i documenti relativi a questo periodo terribile trovarono spazio tra le fiamme, sparendo per sempre.
In piazza Vetra furono torturati fino allo smembramento l’untore Giangiacomo Mora e il suo complice Guglielmo Piazza, prima di trovarvi la oramai desiderata morte. Anche il patibolo per i popolani rei di delitti comuni era in Piazza Vetra (quello per i delinquenti di alto rango in Piazza Mercanti), e fra i numerosi passati per il cappio ricordiamo Battista Scorlino e un tal Giacomo Legorino, quest’ultimo macchiatsi di oltre 300 omicidi. Così le streghe del seicento , fra cui Elisabetta d’Arienti e Gabrina Montina, furono bruciate vive in quella piazza, mentre eretici come il Saramita e la Maifreda le precedettero qualche secolo prima.
Ma piazza Vetra fu luogo di altri raccapriccianti decessi. Anticamente scorreva a cielo aperto in quella parte di Milano il canale della Vetra, da cui il nome, entro il quale si gettavano le ceneri dei condannati e le pelle conciate dai lavoranti di quella zona.
Quel canale oramai putrido aveva perso la parvenza naturale e per causa dell’inquinamento delle sue acque fu causa di molte morti di ragazzini che lavoravano nelle concerie.
I giovanissimi venivano schiavizzati dai padroni e messi a lavorare anche 15 ore al giorno , in cambio di un pezzo di pane , focaccia o polenta. Morto un garzone se ne trovava un altro.

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