Lo sapevate? Il Vicolo dei Lavandai è il luogo della città più amato dai milanesi

Recentemente il Corriere della Sera ha indetto un sondaggio. Il quotidiano ha chiamato i milanesi a votare il loro luogo preferito di Milano. Risultato? E’ stato scelto a maggioranza il Vicolo dei Lavandai, storico luogo dei Navigli e dell’Alzaia.
Lo sapevate? Il Vicolo dei Lavandai è il luogo della città più amato dai milanesi.
Recentemente il Corriere della Sera ha indetto un sondaggio. Il quotidiano ha chiamato i milanesi a votare il loro luogo preferito di Milano. Risultato? E’ stato scelto a maggioranza il Vicolo dei Lavandai, storico luogo dei Navigli e dell’Alzaia.
Il famoso Vicolo ha scalato la classifica del sondaggio con il 22,6% (a votare sono stati circa 4 mila lettori), battendo piazza Duomo, seconda al 18,9%. Il Vicolo dei Lavandai è uno dei più antichi e incantevoli scorci dei Navigli, e veniva usato dalle lavandaie di Milano negli anni 50, che lì lavavano i panni e la biancheria.
Sino a non molto tempo fa fa i Navigli erano un luogo popolare, operoso e non certo alla moda. In quest’area già esisteva il vicolo dei Lavandai che oggi è uno scorcio caratteristico e suggestivo della Milano da bere ma nel Settecento era una strada trafficata e operosa in cui gli uomini della Confraternita dei Lavandai e gli operai della zona fluviale popolavano questo piccolo angolo del Naviglio Grande e la sua piazza antistante.
Il vicolo dei Lavandai è un vicolo che si trova nel quartiere Navigli, al numero 14 di Alzaia Naviglio Grande.
Il vicolo prende il nome da un lavatoio pubblico, rimasto tuttora in gran parte intatto, in uso dall’Ottocento fino agli anni ’50 del Novecento per lavare indumenti e biancheria. Originariamente era chiamato “Vicol de Bugandee” (da “bugada”, bucato) e ha preso l’attuale denominazione (che di fatto ha lo stesso significato di quella originaria) solo successivamente.
Il Vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nel Settecento e nell’Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini, organizzati in una vera e propria associazione.
Il nome “lavandai” infatti è dato dal fatto che ad occuparsi del lavaggio, in origine, erano alcuni addetti di sesso maschile, organizzati nella Confraternita Lavandai di Milano sin dal XVIII secolo. Il santo patrono della confraternita è Sant’Antonio da Padova, a cui è dedicato un altare nella vicina chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio.
Ancora oggi questo angolo di Milano appare come una zona di campagna, con le sue case basse in classico stile lombardo dietro i cui grandi portoni si nascondono le ancor più classiche case di ringhiera e i loro ampi cortili, la strada in terra battuta, la tettoia in coppi sorretta da piccole travi in legno, e il lungo lavatoio in pietra che prendeva l’acqua dal Naviglio Grande, proprio lì accanto.
Come riporta Navigli Live, il Vicolo dei Lavandai ha un suo fascino unico, se si visita la zona dei Navigli è una tappa obbligata, tanto per i turisti che per i milanesi.
Non a caso è una delle attrazioni dei diversi tour in battello della Darsena di Milano.
All’origine del nome “Vicolo dei Lavandai” c’è il lavatoio stesso che dall’anno della sua costruzione fino alla fine degli anni ‘50 circa veniva utilizzato correntemente per lavare la biancheria dagli abitanti del quartiere – e non solo.
In realtà questo vicolo della Vecchia Milano, anche grazie alla sua particolare posizione proprio accanto al Naviglio Grande e alla piazzetta utilizzata per scaricare le merci trasportate sui barconi, ha visto nascere e crescere il primo “business di lavanderia a domicilio”.
Fu proprio qui, infatti, che nacque la Confraternita dei Lavandai di Milano nel XVIII secolo, un’associazione operaia in cui gli uomini si occupavano di andare a ritirare la biancheria sporca nelle case dei facoltosi della città, la lavavano, asciugavano e la riportavano al cliente pulita.
La Confraternita dei Lavandai aveva trasformato questo lavatoio in un’attività molto proficua e ancor oggi possiamo osservare quasi intatti molti degli strumenti utilizzati nelle varie operazioni.
In genere i panni venivano portati a spalla in delle gerle, il lavandaio si inginocchiava su una piccola panca in legno chiamata brellìn e procedeva a lavarli nel lavatoio (el fossètt) alimentato dalle acque del Naviglio Grande strofinandoli sugli stalli in pietra.
Al tempo non c’era il sapone per il bucato come lo abbiamo oggi, per lavare venivano usate diverse miscele come acqua bollente e cenere, la lisciva o “el paltòn”, un composto preparato con cenere, soda e sapone.
La Confraternita dei Lavandai si occupava soprattutto di lavare la biancheria delle famiglie abbienti. Già durante la seconda guerra mondiale i lavoratori della confraternita vennero sostituiti dalle donne, che portavano lì i propri panni da lavare.

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