Lo sapevate? La Madonnina del Duomo durante la guerra rischiò di essere distrutta
Nell’agosto del 1939, alla vigilia dell’ultimo Conflitto Mondiale, la Madonnina fu coperta da un panno grigioverde e rimase così per sei anni, per evitare di fornire un facile bersaglio ai cacciabombardieri con il suo luccichio. Milano e il Duomo subirono ingenti danni, per fortuna la Madonnina riuscì a scamparsela, grazie anche a questo espediente.
Lo sapevate? La Madonnina del Duomo durante la guerra rischiò di essere distrutta
Nell’agosto del 1939, alla vigilia dell’ultimo Conflitto Mondiale, la Madonnina fu coperta da un panno grigioverde e rimase così per sei anni, per evitare di fornire un facile bersaglio ai cacciabombardieri con il suo luccichio. Milano e il Duomo subirono ingenti danni, per fortuna la Madonnina riuscì a scamparsela, grazie anche a questo espediente.
Lo scoprimento avvenne il 6 maggio 1945 con rito solenne ad opera del Cardinale Schuster, allora Arcivescovo di Milano. La guerra in città finì il il 28 aprile del 1945 ma per molti milanesi la Seconda guerra mondiale a Milano finì nel giorno dello scoprimento della statua.
L’emozione e la gioia che i milanesi provarono al momento del disvelamento dell’amata effigie furono grandi. Tutti accorsero in piazza per condividere con il cardinale Schuster questo gesto così emblematico di una liberazione tanto desiderata e sofferta.
Angelo Ciceri, archivista della Fabbrica del Duomo, nel 1962, ricordando quei momenti bui scrisse: «Quante cose ha visto passare, belle e brutte sotto i suoi piedi […] vide due guerre sanguinose e distruggitrici […] e si vestì a lutto coi figli che piangevano per gli orrori della guerra».
Al dramma della distruzione si aggiungeva quindi nel cuore dei milanesi lo smarrimento di vedere sottratto alla vista quel simbolo di protezione e speranza.
E se tanto fu quel dolore possiamo ben comprendere quanta fu la gioia e l’emozione che la città provò al momento del suo disvelamento il 6 maggio 1945. Tutti accorsero in piazza per condividere con il cardinale Schuster questo gesto così emblematico di una liberazione tanto desiderata e sofferta.
Le immagini dell’arcivescovo in preghiera, della città raccolta attorno alla propria Cattedrale colpiscono ancora oggi e invitano a guardare al nostro tempo, alla città e al mondo intero con rinnovata speranza.
I bombardamenti di Milano durante la seconda guerra mondiale furono i maggiori che una città dell’Italia settentrionale abbia subito da parte degli alleati della seconda guerra mondiale.
Nel complesso le incursioni effettuate su Milano e provincia furono centinaia, i morti circa 2.000.
Alla fine di agosto del 1943 erano stati colpiti il 50% degli edifici della città, i senza tetto furono oltre 250.000 e gli sfollati 300.000.
Si stima che nei 5 anni di guerra Milano fu attaccata da oltre 2’000 bombardieri, buona parte dei quali viaggiava a pieno carico. All’epoca una percentuale consistente degli ordigni risultava difettosa, specialmente quelli a scoppio ritardato o di grosso calibro: per questa ragione il pericolo di trovare una bomba inesplosa nella città è ancora concreto.
Dopo la curiosità ecco la storia del simbolo di Milano. Nel XVIII secolo, il Duomo di Milano era ancora un cantiere infinito. Non era stato ancora completato ed era quasi totalmente privo di guglie. Fu l’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nel 1765 a prendere la decisione di far innalzare la guglia maggiore.
L’opera venne progettata e, successivamente, realizzata dall’architetto Francesco Croce, della veneranda Fabbrica, nel 1769. Il Duomo di Milano arrivò ad avere la sua complessiva altezza di 108,50 metri. Sulla cima della guglia venne sistemata la statua dell’Assunta. Alta poco più di quattro metri, la Madonnina osserva tutta la città, di cui è anima e cuore.
La statua è in rame dorato. Fu realizzata da Giuseppe Perego nel 1769. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu coperta per evitare che potesse essere bombardata durante le missioni aeree compiute dalle forze aree degli Alleati. La statua venne ricoperta da teli, per ridurne la visibilità impedendo che diventasse un riferimento topografico di navigazione per i bombardieri.
La statua è costituita da lamine di rame sbalzate e dorate sostenute da un’anima in ferro e venne posizionata e fissata il 30 dicembre 1774.
Nel dopoguerra la degradata struttura in ferro fu sostituita da una in acciaio inossidabile.
La statua è rispettata e guardata dal basso verso l’alto, proprio in onore di una antichissima tradizione che vuole che alcun edificio milanese possa risultare essere più alto della stessa Madonnina.
Nel 1774 nacque l’idea era che nessun’altra opera presente in città sarebbe potuta stare più in alto di lei. Fino agli anni ’60 del secolo scorso una legge ad hoc mise un limite alla torre Branca e a quella Velasca, in modo da fermarle rispettivamente a 108 e 106 metri. Con i grattacieli successivi si è poi deciso di superare questo limite, aggiungendo una copia della statua sul tetto del grattacielo più alto, dal Pirellone al Palazzo Lombardia, fino alla più recente Torre Isozaki.
L’alabarda non è altro che un parafulmine “mascherato”. Quello attuale fa compagnia alla Madonnina dal 1967, dopo un violento temporale che la colpì. L’iconografia può lasciare perplessi (non si è mai vista una statua della Madonna con l’alabarda) ma tant’è..
Se il Duomo è il simbolo di Milano nel mondo, la Madonnina, dalla più alta guglia della Cattedrale, rappresenta l’anima ed il cuore della città.
La prima testimonianza di una possibile collocazione della statua della Vergine sulla Guglia Maggiore si trova in un disegno dell’architetto Cesare Cesariano datato 1521, dove compare una guglia centrale sormontata da una statua dell’Assunta.
Francesco Croce, architetto della Veneranda Fabbrica, ricevette l’incarico di realizzare la Guglia Maggiore il 21 giugno 1762. Nel 1765 il Croce propose di ornare la “Gran Guglia” con una statua della Vergine portata in cielo da angeli.
L’incarico di realizzare la statua fu affidato allo scultore Giuseppe Perego, che nel 1769 presentò tre diverse soluzioni. Della prima e della terza proposta (quest’ultima quella definitiva) esistono tuttora i modelli in terracotta, conservati nella Sala della Madonnina del Museo del Duomo, dove è anche esposta la testa realizzata al vero ricavata da un unico tronco di noce.
Alla realizzazione, deliberata il 17 giugno 1769, partecipano l’intagliatore e modellista Giuseppe Antignati per la controforma, mentre il fabbro Varino provvide l’armatura di sostegno. A modellare e a battere le lastre di rame sul modello in legno fu l’orefice Giuseppe Bini, mentre la doratura avvenne con l’utilizzo di 156 libretti, ciascuno di 2 fogli d’oro zecchino, su consiglio del pittore Anton Raphael Mengs.
Non ci furono particolari cerimonie per la collocazione della Madonnina, ultimata nel 1773, ma rimasta nel palazzo della Veneranda Fabbrica a causa dell’iniziale timore dei fulmini e del vento, fino agli ultimi giorni del dicembre 1774.
Fra il 9 giugno ed il 27 luglio 1967 il restauro della Madonnina comportò l’intera scomposizione delle lastre di rame e la ridoratura a mordente, nonché la sostituzione dell’originaria struttura interna in ferro, pericolosamente corrosa (oggi conservata in Museo), con una in acciaio inossidabile.
L’ultimo intervento di ridoratura della Madonnina è del 2012, eseguito contestualmente al restauro della Guglia Maggiore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA