Monumenti milanesi: il Duomo, una delle chiese più famose del Mondo
Il Duomo è una grandiosa testimonianza delle incredibili capacità dell'uomo. Con i suoi 108 metri di altezza, può ospitare fino a 40 mila persone, simbolo della Cristianità, orgoglio e vanto della città di Milano, è una delle chiese più famose del Mondo.
Monumenti milanesi: il Duomo, una delle chiese più famose del Mondo.
Il Duomo è una grandiosa testimonianza delle incredibili capacità dell’uomo. Con i suoi 108 metri di altezza, può ospitare fino a 40 mila persone, simbolo della Cristianità, orgoglio e vanto della città di Milano, è una delle chiese più famose del Mondo.
Il Duomo, è uno dei simboli della città, ed è anche una chiesa che vanta numerosi record, oltre ad avere una serie di caratteristiche uniche e stupefacenti. Si tratta della chiesa gotica più grande d’Europa, è l’edificio con il maggior numero di statue al mondo ed è anche la quinta chiesa più grande del Mondo. La superano solamente la Basilica di San Pietro a Roma, la Basilica di Nostra Signora di Aparecida in Brasile, la Cattedrale di San Giovanni Divino a New York e la Cattedrale di Siviglia. Andiamo a vedere i numeri di questa chiesa gigantesca.
Il duomo di Milano, ufficialmente cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria, è la cattedrale dell’arcidiocesi di Milano. Si trova nell’omonima piazza al centro della metropoli, è dedicata a santa Maria Nascente. È la chiesa più grande d’Italia (la basilica di San Pietro, più grande, è infatti nel territorio della Città del Vaticano).
Come riporta il sito dei Beni Culturali lombardi, tradizionalmente si assume che i lavori di ricostruzione dell’antica fabbrica di Santa Maria Maggiore siano stati avviati nel 1386. Così dice la tradizione (una tardiva lapidina ritrovata nel camposanto), così testimonia la bolla dell’arcivescovo Antonio da Saluzzo del 12 ottobre 1386, così infine conferma il cosiddetto “foglio L” dell’archivio della Veneranda fabbrica, che registra le entrate e le uscite dal 23 maggio 1386 al 31 dicembre 1388. Tutto concorda quindi per fissare proprio in quell’anno la partenza di un’impresa tra le più colossali per gigantismo di scala e drenaggio di risorse del tardo medioevo, destinata a protrarsi per oltre quattro secoli, e senz’altro ancora di più, se non fosse intervenuto con un atto di imperio Napoleone a imporne la conclusione (ma la discussione sulla facciata si protrasse per tutto l’Ottocento).
Il Duomo può ospitare 40.000 persone. Vediamo altri numeri: le statue sono circa 3.400, 200 bassorilievi, 135 guglie, oltre 3.600 personaggi nelle 55 vetrate, 150 doccioni, 158,50 m la lunghezza esterna, 93 m la larghezza esterna, 11.700 mq la superficie interna, 325.000 tonnellate il peso totale, 100.000 il numero di visitatori settimanali del Duomo, per un totale di oltre 6.000.000 all’anno, l’80% dei turisti giunti a Milano visita il Duomo, il 23% dei turisti provenienti dagli U.S.A., sono 4.500 le ore annue di apertura, 82 miliardi di euro è il valore economico con cui la Cattedrale incide sulla città, 110.000 le ore di restauro all’anno, 18 i cantieri aperti e operativi sul Monumento nel 2014. Una cosa da sapere è anche che il Duomo è l’unica chiesa al mondo che ha statue nei capitelli delle colonne.
Un cenno alle guglie che sono 145 e sono state erette tra il XVIII secolo e il 1858 la più alta è stata costruita nel 1774 e ospita la celeberrima Madonnina, alta 4 metri. Per salire sopra il Duomo di Milano c’è un ascensore a disposizione, oppure, per i più atletici migliaia di scalini.
A questo proposito ecco un’altra curiosità sul Duomo di Milano: si tratta infatti dell’unica chiesa con il tetto completamente calpestabile.
Ci sono 251 gradini per arrivare sul primo livello oppure un ascensore, che porta portano sugli 8000 mq delle terrazze, l’unico tetto calpestabile di una cattedrale gotica.
Si tratta della chiesa gotica più grande d’Europa ed è anche l’edificio con il maggior numero di statue al mondo. Se ne contano addirittura 3500, più 135 gargoyle. Non solo la Madonnina, perché tra guglie, interno ed esterno oltre a simboli religiosi, ci sono anche tantissime figure bizzarre: una racchetta da tennis con palline, pugili famosi, uno scarpone da montagna (e altri attrezzi per la montagna), un pallone da rugby, Mussolini, Dante, il drago Tarantasio, Arturo Toscanini e il re Vittorio Emanuele.
Vanta un’infinità di statue. L’aspetto più strano è che si tratta di statue di ogni genere e non solo religiose. Incredibile ma vero (e non tutti lo sanno) tra le guglie si possono trovare le statue di Mussolini, di Napoleone e del pugile Primo Carnera. Tra le guglie, poi sono presenti elementi molto strani: una racchetta da tennis, un pallone da rugby..Sulla facciata del Duomo è presente anche una statua che ricorda molto la famosa statua della Libertà di New York. Quella del Duomo è stata però costruita nel 1810, circa settant’anni prima della più famosa statua americana.
Tutto l’esterno è decorato da un ricchissimo corredo scultoreo. Sulle mensole si trovano statue e busti, sui contrafforti statue coperte da baldacchini marmorei e 96 “giganti” (in alto), sui quali svettano i doccioni che raffigurano esseri mostruosi. Altre statue si trovano sulle guglie, a coronamento e nelle nicchie. Il complesso delle sculture è una straordinaria galleria dell’arte a Milano che va dal XIV secolo al neoclassicismo, alla cui realizzazione parteciparono maestri lombardi, tedeschi, boemi, francesi (fra cui i borgognoni), toscani, veneti e campionesi.
Ancora oggi 19 marmisti sono addetti al laboratorio del marmo.
La spettacolarità del campionario può sfuggire allo sguardo distratto del turista. Ma una visita attenta sul perimetro esterno e sulle 135 guglie, nelle terrazze e nel Museo, dove alcune delle statue sono conservate, la vista agli ornamenti dell’interno e all’esterno, rivelano una strana sovrapposizione di epoche storiche con molti aspetti bizzarri. Oltre ai già citati protagonisti, da menzionare anche Dante, il drago Tarantasio, Arturo Toscanini e il re Vittorio Emanuele.
Sono dislocati lungo la falconatura, la punta superiore del Duomo, in alto, in corrispondenza delle due uscite. Sulla sinistra si vedono ben quattro coppie di pugili che combattono, un tempo celebri, gli unici che si ricordano ancora sono Primo Carnera (primo pugile italiano a vincere il titolo del Pesi Massimi) ed Erminio Spalla (primo italiano campione europeo e poi attore famoso).
Sul lato destro, invece, sono visibili una serie di volti, alcune teste di uomini non meglio identificati; un volto del Duce ritoccato con alcuni ricci, ma che la mascella squadrata tradisce; un ritratto del maestro Arturo Toscanini e uno “duplice” con i volti di Mussolini e Re Vittorio Emanuele. Sono anche presenti oggetti curiosi come un elmo romano, un fez, fasci littori, guanti da pugile, piccozza, e fune per la montagna.
La leggenda narra che fu il diavolo in persona a ordinare in sogno al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti di innalzare una Chiesa tutta adorna di statuette demoniache e di mostri. Una leggenda, appunto. Anche se viste le statue si potrebbe anche cominciare a crederci..
Nel Duomo di Milano ci sono 55 gigantesche vetrate in cui sono rappresentati oltre 3600 personaggi.
La chiesa ospita un ciclo di 55 vetrate monumentali, realizzate tra la fine del Trecento e gli anni ottanta del Novecento.
La costruzione di vetrate nel cantiere del duomo milanese cominciò a soli vent’anni dalla sua fondazione, all’inizio del Quattrocento, con i grandi finestroni dell’abside, che venivano man mano completati. Di queste prime vetrate non restano che scarsissimi frammenti, in quanto già nel secolo successivo molte di esse vennero rifatte: tra questi si conservano sei busti di vegliardi contenuti entro antelli trilobati, provenienti dalla distrutta vetrata di santa Giuditta e oggi inclusi nella vetrata di san Martino, attribuiti alla mano del celebre miniatore Michelino da Besozzo.
Nella seconda metà del Quattrocento la fabbrica si dotò di due forni da vetro appositamente per la realizzazione delle vetrate, particolarmente ampie e numerose nella zona absidale che allora veniva edificata. Alle maestranze italiane, con Stefano da Pandino, Niccolò da Varallo, Maffiolo da Cremona, Cristoforo de’ Mottis e Franceschino Zavattari, si affiancarono maestri provenienti dai grandi cantieri vetrari delle cattedrali d’Oltralpe, in particolare della zona renana e dalle Fiandre.
Molte delle prime vetrate furono commissionate dai Visconti, allora duchi di Milano, dei quali riportavano spesso gli stemmi o le imprese. Successivamente le elargizioni per la loro realizzazione arrivarono dalle varie corporazioni delle arti e mestieri presenti in città, quali il collegio dei notai (vetrata di San Giovanni Evangelista), degli speziali (vetrata di Santa Giuditta), degli orefici, (vetrata di sant’Eligio), eccetera.
La produzione vetraria continuò per tutto il Cinquecento, quando furono realizzate le vetrate per le absidi nord e sud, e per tutti i finestroni della navata principale. Fra i mastri vetrai più famosi in questo periodo c’erano Corrado Mochis, proveniente dal cantiere del duomo di Colonia, e Valerio Perfundavalle, da Lovanio. Mentre in alcuni casi essi curarono la realizzazione delle vetrate a partire dal disegno, in altri casi trasposero su vetro cartoni realizzati da affermati pittori, quali l’Arcimboldo, Pellegrino Tibaldi, Carlo Urbino e altri artisti di scuola manierista.
La realizzazione delle vetrate si arrestò completamente nel XVII e XVIII secolo, per poi riprendere solo nell’Ottocento. Giovanni Bertini iniziò, a partire dal 1838, il quasi totale rifacimento dei monumentali finestroni dell’abside principale e delle due absidi dei transetti. Dopo la sua morte (1849) il lavoro fu proseguito dai figli Giuseppe e Pompeo.
Si era tuttavia persa la tecnica di realizzazione della vetrata tramite assemblaggio di vetri colorati su quali veniva riportato il disegno con la lavorazione a grisaille. Nel XIX secolo i vetri vennero invece realizzati col metodo della pittura a fuoco, con una tecnica molto più simile alla pittura, con la quale venivano fissati i colori su vetri originariamente neutri, dando luogo a risultati molto più modesti dal punto di vista luminoso e cromatico. L’originale tecnica di composizione a mosaico di vetri colorati, e non più dipinti, venne ripresa nel corso del Novecento, da Aldo Carpi e dall’ungherese János Hajnal.
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