Monumenti milanesi: Santa Maria presso San Satiro, la chiesa che nasconde un’illusione ottica
Monumenti milanesi. Questa splendida chiesa milanese si trova in pieno centro, a breve distanza dal Duomo. Da fuori sembra piccola e modesta, una volta entrati, invece, l’interno appare inaspettatamente grandioso. Scoprite perché.
Monumenti milanesi: Santa Maria presso San Satiro, la chiesa che nasconde un’illusione ottica.
Questa splendida chiesa milanese si trova in pieno centro, a breve distanza dal Duomo. Da fuori sembra piccola e modesta, una volta entrati, invece, l’interno appare inaspettatamente grandioso. Scoprite perché.
La realtà è presto spiegata: si tratta di un gioco prospettico creato ad arte dal Bramante per dare profondità all’abside della chiesa quattrocentesca che sorge sul luogo di un’antica cappella dedicata a San Satiro.
In Via Torino in un corto vicolo cieco stretto tra due palazzi, si trova una chiesa parrocchiale edificata alla fine del Quattrocento: si tratta della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, che ingloba il sacello di San Satiro di epoca medievale.
La chiesa nasconde un’illusione ottica: l’abside infatti sembra esserci ma in realtà non esiste. Si tratta di un inganno prospettico opera di Donato Bramante, uno dei più grandi architetti italiani, che obbligato dal poco spazio a disposizione, ha creato una finta abside che misura 97 centimetri invece di 9 metri e 70 previsti in quello che era il progetto originale.
Il Bramante ha creato un’illusione perfetta, una sorta di trompe l’oeil antesignano.
La costruzione della chiesa fu intrapresa alla fine del Quattrocento per volere del duca Gian Galeazzo Sforza e più tardi proseguita da Ludovico il Moro come parte di un ambizioso programma di rinnovamento delle arti nel ducato, il quale prevedeva tra le altre cose di chiamare presso la corte milanese artisti da tutta Italia: l’edificio fu infatti progettato secondo nuove forme rinascimentali importate nel ducato da Donato Bramante. La chiesa, costruita inglobando il più antico sacello di San Satiro da cui prese il nome, è celebre proprio per il cosiddetto finto coro bramantesco, capolavoro della pittura prospettica rinascimentale italiana.
Uno dei principali ostacoli alla realizzazione di un impianto monumentale era la mancanza di spazio per la realizzazione del coro, dal momento che lo spazio alle spalle del transetto era occupato dalla contrada del Falcone. Il problema fu brillantemente risolto dal Bramante mediante la realizzazione di rilievi e modanature in cotto successivamente dipinti a formare una fuga prospettica che simulasse in 97 centimetri di profondità uno spazio pari ai bracci del transetto di 9,7 metri, diventando il punto di forza dell’edificio.
Il finto coro presenta uno spartito decorativo con volta a botte a cassettoni composta da tre arcate in maniera identica all’aula e termina nell’illusione prospettica in una controfacciata nelle cui parti laterali sono presenti due nicchie coronate da conchiglie, mentre nella lunetta è affrescato l’episodio miracoloso secondo cui il quadro della Madonna col Putto avrebbe sanguinato a seguito della coltellata di un giovane. Tale immagine è custodita nell’altare maggiore, a cui il finto coro fa da contorno. Le pareti sono decorate con nicchie.
Nella sua perfetta costruzione prospettica, l’opera mostra l’influsso delle ricerche di Piero della Francesca, Donatello e Masaccio nel campo della rappresentazione illusionistica, mentre l’esecuzione potrebbe essere stata mutuata dai tabernacoli marmorei di Michele di Giovanni da Fiesole.
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