Dietro alla testa di bue del Duomo di Firenze, c’è una storia di infedeltà: ve la raccontiamo
Esiste una spiegazione legata a una storia di tradimento e vendetta amorosa: ecco quale
I monumenti che ornano Piazza Duomo celano una moltitudine di dettagli, spesso sfuggenti alla vista al primo sguardo. Un esemplare emblematico si trova nel doccione marmoreo, raffigurante una imponente testa di bue, complete di corna, visibile solo a coloro che alzano lo sguardo lungo il fianco sinistro del Duomo, fra Via Ricasoli e Via dei Servi.
Tuttavia, ci si potrebbe chiedere quale sia il significato di una tale rappresentazione all’interno delle decorazioni del Duomo di Firenze.
Pare che in tempi passati fosse consuetudine dedicare sculture agli animali come riconoscimento del loro contributo durante la fase di costruzione delle opere d’arte. Tra le sculture marmoree che abbelliscono il Duomo fiorentino, si trovano altri doccioni antropomorfici o dalle sembianze ferine, a conferma di questa pratica. Secondo questa interpretazione tradizionale, la statua potrebbe essere un tributo degli artigiani agli animali da lavoro impiegati nel trasporto dei materiali necessari per la costruzione della Cattedrale.
Esiste però anche un’altra versione, più intrigante e goliardica, legata a una storia di tradimento e vendetta amorosa.
La leggenda racconta che intorno al 1400, quando la costruzione della Cattedrale era in fase avanzata, un sarto geloso della moglie, sospettata di avere una relazione con un capomastro dell’Opera del Duomo, decise di denunciarli entrambi al Tribunale Ecclesiastico. Si dice che sia stato proprio il capomastro ad installare la testa del bue, orientata verso le finestre del sarto ingelosito, per ricordargli costantemente il suo tradimento coniugale.
Questa statua, dunque, rappresenterebbe una testimonianza tangibile di un tradimento avvenuto secoli fa. Resta però il dubbio se il sarto geloso abbia mai compreso il suo significato nascosto nel corso degli anni.
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