Articolo di Mario Fadda. «Sono un uomo di mondo…ho fatto tre anni di militare a Cuneo». Sono tante le perifrasi-tormentone di Totò entrate nel linguaggio comune, ma particolarmente cara ai cagliaritani è senz’altro quella nata nel contesto delle vessazioni militari vissute in
La Cagliari che non c’è più: piazza Matteotti in una foto del 1953. Una bella foto di quello che allora era un vero e proprio giardino: Cagliaritani a passeggio davanti al Municipio. Tante le differenze: sulla destra il distributore della
Non ci sono quartieri romantici o Torre Eiffel, né tanto meno cattedrali gotiche e passeggiate lungo la Senna. Nessuna somiglianza con la città degli innamorati, Quartucciu alla fine del Settecento si meritò questo soprannome (allora dispregiativo) per una questione storica
La Cagliari che non c’è più: il largo Carlo Felice in una foto colorata del 1930. Cagliari senza traffico, mercantili in porto e un’immagine rara di una città molto diversa da quella di quasi novant’anni fa. Si notano l’assenza di
Vista da fuori ha il suo fascino: stile architettonico quasi nobiliare e un ampio giardino. E in effetti ha il suo perché, ma per anni nessuno ha mai voluto saperne di andare ad abitarci; è rimasta sfitta per tanto tempo, tranne brevi
La Sardegna custodisce il segreto della pasta più rara del mondo. Si chiama Filindeu, i fili di dio. Solo poche mani esperte ancora riescono a produrre questi delicati e sottili fili intrecciati di semola di grano duro. La nuorese Paola
La Cagliari che non c’è più: via Roma e viale Regina Margherita 115 anni fa. Ficus e alberi bassissimi, un carretto, non ci sono aperitivi, né ristoranti. Sulla destra la ciminiera della Manifattura Tabacchi, per una Cagliari diversa e bellissima.
Lo sapevate? A Settimo San Pietro esiste un tempio a pozzo di epoca nuragica (1200 a.C.) profondo più di venti metri. Cuccuru Nuraxi è il nome di un colle che si trova nelle campagne di Settimo. Sulla cima del colle
C’è la Sella del Diavolo, si vede il mare, il cimitero di Bonaria e la basilica omonima in “perenne” costruzione ma in primo piano si notano edifici e spazi che non esistono più. Campi, orti, veri e propri appezzamenti di
“Cagliaritano africano”, “Sassarese impiccababbu”: questi sono solo alcuni degli appellativi tipici della rivalità tra il capoluogo e Sassari. Sui muri di entrambe le città compaiono scritte ingiuriose che vanno ben al di là dello sfottò calcistico. Questa rivalità non è, dunque,