Lo sapevate? Come si dice asfodelo in sardo campidanese?
L’asfodelo, è una pianta spontanea che in Sardegna fa bella mostra di sé con il suo portamento elegante e fiero, capace di raggiungere un’altezza di 150 cm. Sapete come si chiama in sardo?
Quella piantina elegante che si erge orgogliosa nei campi sardi, con il suo portamento fiero e la sua grazia naturale, ha un nome che cambia a seconda della zona. Ma non si tratta di una semplice pianta, anzi! Parliamo dell’asfodelo, una vera e propria regina dei terreni più aridi e sassosi. È capace di raggiungere altezze impressionanti, fino a un metro e mezzo, e si presenta con un fiore bianco dai riflessi rossastri che da marzo a maggio colora la campagna sarda di eleganza. Insomma, se l’asfodelo fosse una persona, sarebbe la tipica regina che cammina fiera sul suo regno, non curante di chi la circonda.
Ora, immaginate che questa pianta, con tutte le sue qualità, si faccia chiamare in mille modi diversi: i sardi sono troppo creativi per accontentarsi di un solo nome! In alcune zone si chiama “cadrilloni”, in altre “caldilloni”, “calixone”, “carilloni” o addirittura “iscarìa”. Un arcobaleno di nomi per una pianta che sa come lasciare il segno. Ma attenzione, non tutti sono fan dell’asfodelo: gli animali al pascolo la snobbano, considerandola una fastidiosa infestante. Eppure, c’è chi la ama. Chi, direte voi? Le api, ovviamente! E cosa si ricava da quei fiori che brillano al sole? Un miele dal sapore delicato e unico, un piccolo segreto della natura sarda che non potrete fare a meno di amare.
Ma non è finita qui: la pianta ha un’altra marcia in più. La sua corteccia è perfetta per gli artigiani sardi, che trasformano questi fili in cestini e altri oggetti intrecciati che sono autentici capolavori della tradizione isolana. Insomma, l’asfodelo è l’anima di Sardegna, anche quando non la vedete, sta sempre lì, a dare il suo contributo.
Non dimentichiamoci delle sue radici, che in tempi di carestia hanno avuto un ruolo fondamentale. Quelle radici tuberizzate, piene di amido, sono state una risorsa preziosa per chi aveva bisogno di sopravvivere. Una pianta che non solo resiste alla siccità e al caldo torrido, ma che offre anche un supporto pratico e utile. Il fusto verde, robusto e senza foglie, si erge con fierezza, mentre alla base la pianta si adorna di foglie lunghe e sottili, come nastri appuntiti, pronti a danzare al vento della Sardegna.
E quei fiori, che si presentano in infiorescenze piramidali, sono una vera festa per gli occhi: piccoli frutti che vanno dal verde al rossastro, e che, con la fine dell’estate, si preparano a diffondere i loro semi tra settembre e l’autunno inoltrato. La pianta di asfodelo, tipica del Mediterraneo, non è una novità in Sardegna. Anzi, è una presenza fissa e rassicurante nei terreni più poveri e sassosi, e spesso si può ammirare ai bordi delle strade, dove sa come farsi notare.
Ma l’asfodelo non è solo un fiore che cresce nei campi. È anche un simbolo di Sardegna, che ha trovato posto nell’arte, nella ceramica, nei tessuti e nei decori, un po’ ovunque sull’isola. E chissà, magari il prossimo ricordo che porterete a casa dalla Sardegna non sarà un souvenir qualunque, ma un bellissimo cestino fatto con la corteccia di asfodelo, a ricordarvi la bellezza di una pianta che, con discrezione, fa parte da sempre della vita di quest’isola. La prossima volta che vedrete un campo di asfodeli, o meglio, di “cardilloni”, fermatevi un attimo e guardate con attenzione. Avrete davanti a voi un pezzo autentico di Sardegna, che racconta storie antiche e che, con il suo fascino discreto, continua a vivere nei cuori di chi abita questa terra meravigliosa.