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Le fave: sapevate che sono i legumi più coltivati in Sardegna?

Fave

Fave

Forse non tutti sanno che in Sardegna il legume per eccellenza sono le fave, che dominano la produzione locale con una percentuale impressionante: ben il 60% di tutti i legumi coltivati sull’isola. Questo piccolo ma prezioso alimento non è solo il più apprezzato dai sardi, ma vanta anche una lunga storia e straordinarie proprietà nutrizionali. Le fave, infatti, sono una vera e propria miniera di proteine, ne contengono circa il triplo rispetto a cereali come grano e riso, oltre a una buona quantità di carboidrati, rendendole un pilastro fondamentale dell’antica cucina povera. Non a caso, vengono considerate uno dei primi legumi consumati dall’uomo, con tracce del loro utilizzo risalenti ad almeno 3000 anni fa. In Sardegna, questo legume ha trovato terreno fertile non solo in senso agricolo ma anche culturale, diventando protagonista di piatti tradizionali che raccontano la semplicità e la ricchezza della terra isolana.

Particolarmente favorevole alla coltivazione di questo legume è il microclima che si viene a creare nella zona tra Capoterra e Pula, in provincia di Cagliari. Qui la vegetazione prospera indisturbata, protetta dalla presenza delle colline e agevolata dal giusto tasso di umidità presente nell’aria dovuto ai grandi stagni del territorio. Quella che abitualmente si mangia è la Vicia faba maior (o fava grossa) dai semi lunghi e piatti, ma esistono altre varietà più piccole, utilizzate per l’alimentazione degli animali o per preparare il terreno alla semina dei cereali.

Ma come si mangiano le fave fresche? Le fave di stagione sono ricche di vitamine e minerali, soprattutto se mangiate crude. Da febbraio a maggio, in Sardegna si trovano in commercio in 2 versioni: favette “da rosolare”, le più piccole e tenere e sono buone sia crude che saltate in padella. Nel Sud Sardegna si fanno abitualmente rosolare in un soffritto di aglio o cipolla e eventualmente lardo o pancetta e poi cuocere a fuoco lento col coperchio per pochi minuti. Oppure si mangiano crude col formaggio o solo col sale. Poi ci sono le fave fresche “da bollire”, più grandi, perché lasciate sulla pianta più a lungo, ma anche un pò più coriacee e un po’ farinose, cominciano ad assomigliare alle fave secche. Quindi solitamente si mangiano cotte, bollite o stufate. Con l’arrivo del caldo le fave si seccano e vengono conservate per preparare delle tipiche zuppe invernali.

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