La segnalazione ci arriva dalla deputata della Repubblica Susanna Cherchi, sempre impegnata in prima linea per il benessere animale in Sardegna. Il post di Cherchi fa riferimento a uno dei canili del Sulcis, spesso oggetto di attenzioni e controlli da parte delle volontarie della zona.

“In questi mesi sono stata contattata da volontarie e associazioni animaliste che operano sul territorio del Sulcis-Iglesiente, le quali mi hanno attenzionato su alcune vicissitudini del canile di Musei, anche denominato canile lager. In particolare sono venuta a conoscenza delle pessime condizioni in cui versano queste povere creature, costrette a vivere in spazi angusti senza acqua potabile e cibo.

Ho subito allertato il Prefetto e il Procuratore di Cagliari, nonché inviato una PEC all’Unione dei Comuni Metalla e il Mare, responsabile del canile in questione, da cui sto attendendo risposte. A quanto riferito, le indagini sono in corso ma è stato nel frattempo vinto un bando da un nuovo gestore, di cui però la cittadinanza non conosce le tempistiche di insediamento.

Intanto arriverà l’inverno, e queste creature continueranno a vivere al freddo e nel fango e chi li aiuterà?
Aiutatemi ad aiutarli condividendo il più possibile questo post: facciamoci sentire!”

Secondo la tradizione sarda ( ma non solo) il pane messo al contrario sul tavolo da imbandire è portatore di disgrazia e comunica mancanza di rispetto nei confronti degli altri commensali. Sicuramente i vostri nonni, almeno una volta, vi avranno sgridati nel vedervelo fare, ma forse non vi hanno mai spiegato il perchè tenevano al fatto che il pane venisse messo in tavola nel verso giusto.

Le spiegazioni sono varie e affondano le radici nell’antichità.

La prima, quella che tutti probabilmente conoscono, è legata alla religione. Il pane da sempre simboleggia il corpo di Cristo e chiaramente non è cosa bella e gradita che lo si presenti capovolto.

Ma esiste un’altra spiegazione, storica, che affonda le radici nel Medio Evo e che dalla Francia, di bocca in bocca, potrebbe essere arrivata in Italia e poi in Sardegna.  Nel Quattrocento, infatti, quando purtroppo era molto in voga la pena di morte, i fornai del regno avevano una sorta di “codice” tra loro.

Il pane è sempre stato visto, come dicevamo, alla stregua di un alimento sacro e quando i fornai erano costretti a venderlo ai boia che tanto disprezzavano, lo facevano preparandolo di bassissima qualità e porgendolo capovolto agli aguzzini. Si dice che fu per questo che il monarca Carlo VII escogitò la soluzione di far lavorare i boia incappucciati, così da non essere riconosciuti.