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Cagliari è una città di e per intolleranti (al lattosio)

pizzetta sfoglia

Foto da Instagram di @alessun_mrn

L’intolleranza al lattosio è diventata ormai, ahinoi, una problematica comune a tanti. Inutile negare sia una grande rottura: chi non può più mangiare o deve limitare i latticini, fa più fatica rispetto ai “comuni mortali” a partecipare a pranzi o cene fuori, alle pause di lavoro, a un incontro tra amici o colleghi, insomma a prender parte a qualunque occasione conviviale in cui sia previsto un desco. Per non parlare dei viaggi che, a seconda dei luoghi visitati, possono diventare dei veri incubi.

Ma convivere con l’intolleranza nella quotidianità ormai, non è più così difficile: gli allergeni nelle etichette degli alimenti sono indicati in grassetto e di facile individuazione, in commercio è un pullulare di enzimi che aiutano nella digestione del “nemico”, per chi li tollera i cibi delattosati (cui è stato ridotto il lattosio, ma non eliminato) sono ormai tantissimi, dal semplice latte alla burrata, dai biscotti al gelato, dai formaggi di qualunque genere a panna, montata e non. Il vero tallone d’Achille per tanti di noi potrebbe rivelarsi l’uscire a mangiare fuori, ma quest’ultimo scoglio dipende in gran parte da dove si abita. Perché se vivete a Cagliari il problema non si pone: ebbene sì, amici intolleranti, il capoluogo sardo è il vero paradiso per noi cui il lattosio ha deciso di girarci le spalle.

Innanzitutto una breve precisazione su cosa sia l’intolleranza al lattosio (non allergia, sia chiaro) e lo spieghiamo grazie all’aiuto dell’Aili, Associazione Italiana Latto-Intolleranti APS. L’intolleranza al lattosio, definita anche ipolattasia, è l’intolleranza enzimatica più comune ed è riconosciuta come intolleranza alimentare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si verifica in caso di mancanza parziale o totale della lattasi, ovvero l’enzima in grado di scindere il lattosio nei suoi due zuccheri semplici: glucosio e galattosio. Il lattosio è il principale zucchero del latte (ne rappresenta il 98%). Lo ritroviamo nel latte di mucca, di capra, di asina, nel latte materno e non solo, oltre ad altri prodotti lattiero-caseari derivati. La principale terapia consiste nell’esclusione o riduzione delle fonti di lattosio dalla dieta, per un periodo transitorio o permanente a seconda della forma di intolleranza.

Sapevate che i bianchini non contengono lattosio?

I sintomi più comuni? Come ben sappiamo coinvolgono il tratto gastro-intestinale. Insorgono da 1-2 ore a qualche giorno dopo l’ingestione di alimenti che contengono lattosio. La diagnosi per intolleranza al lattosio si basa, oggi, su due principali metodiche riconosciute dalla comunità scientifica: H2-Breath Test e Test Genetico. Fatta dovuta chiarezza su questi punti, sapevate che in Italia si ritiene che circa il 50% della popolazione sia intollerante al lattosio? La distribuzione varia significativamente a seconda delle zone, con maggiore presenza nel sud Italia e nelle Isole.

Savoiardi sardi, altra alternativa senza lattosio

Si stima che l’enzima lattasi sia carente in più della metà della popolazione mondiale (circa il 70%), tuttavia varia in base all’etnia. Non vi sono particolari differenze di incidenza tra sesso maschile e femminile. In Cina, in Giappone e in Sud Africa l’intolleranza al lattosio si aggira tra l’80 e il 100% della popolazione. Negli Stati Uniti, la carenza di lattasi colpisce il 22% circa della popolazione adulta. In Europa la situazione è abbastanza variegata: nell’Europa meridionale i soggetti che presentano tale difetto sono circa il 70%, nell’Europa centrale la percentuale si aggira attorno al 30% mentre l’incidenza percentuale è decisamente minore nell’Europa settentrionale, si attesta infatti attorno al 5%.

The Lancet, 2017. Storhaug CL et al. Country, regional, and global estimates for lactose malabsorption in adults: a systematic review and meta-analysis. Fonte: sito Aili

Ma torniamo a noi: avete letto bene? “Maggiore presenza nel sud Italia e nelle Isole”, questo scrivono dall’Aili. Ma guardiamo il lato positivo: se la Sardegna è una delle zone più “colpite” dall’ipolattasia, significa anche che l’attenzione alla problematica sarà massima. E qui, miei cari colleghi intolleranti possiamo spezzare una lancia, ma che dico una anche due, alle possibilità che ci offre Cagliari in questo senso. Se fino a una decina di anni fa si veniva guardati storto alla richiesta di una pizza con mozzarella AD (alta digeribilità), adesso è un proliferare di proposte. Mai e dico mai, in questi ultimi anni mi è capitato di recarmi in un ristorante, locale, bar senza che nessun cameriere o gestore mi sia venuto incontro nel caso in cui nel menù non fosse già presente un’alternativa senza lattosio o vegana (nel vegetariano come ben saprete si può utilizzare il formaggio). I cappuccini con bevande vegetali li troviamo facilmente in ogni bar così come croissant e altre preparazioni dolciarie, le gelaterie artigiane in città abbondano e i gusti preparati senza l’utilizzo del latte sono ormai tanti e sempre presenti. E come non citare la nostra fonte di orgoglio culinario cittadino, la pizzetta sfoglia? Ebbene si, amici, non contiene lattosio (se preparata rispettando la ricetta).

Foto da Instagram di @sfumaturedibenessere80

Insomma, se un viaggio a Parigi da questo punto di vista proprio non ce la sentiamo di consigliarvelo a meno che non siate amanti del latto-rischio, vi invitiamo a visitare Cagliari: pizzerie, ristoranti tipici e non, aperitivi, colazioni, pasticcerie. Non solo non resterete delusi ma tornerete a casa a pancia finalmente piena (ma piatta) e soddisfatta.

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