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Lo sapevate? Anche a Cagliari c’era una sinagoga per le celebrazioni della comunità ebraica

Lo sapevate? Anche a Cagliari c’era una sinagoga per le celebrazioni della comunità ebraica.

Le Sinagoghe, luoghi di culto ebraici, sono tantissime nel mondo, soprattutto dove le comunità ebraiche hanno potuto fiorire e prosperare in pace. A Cagliari questo non è stato possibile a partire dal 1492, quando la Corona spagnola, frutto dell’unione di Castiglia e Aragona, di cui la Sardegna faceva parte, emanò il decreto di espulsione di tutti gli ebrei e musulmani da tutti i territori sotto dominio iberico. Prima di allora a Cagliari c’erano circa settanta famiglie di religione ebraica, che avevano in concessione l’area del quartiere Castello attorno a via Santa Croce.

Proprio al centro di questa zona, tra via Santa Croce e via Corte d’Appello, sorgeva il luogo di culto di questa comunità, la sinagoga. La Basilica di Santa Croce infatti non è sempre stato un luogo di culto della religione cattolica così come è ancora oggi, ma prima del 1492 era appunto la sinagoga del capoluogo sardo.

 

Con la cacciata degli ebrei, a cui vennero confiscati tutti gli averi e che trovarono rifugio lontano dall’Isola, l’edificio divenne una Chiesa dedicata alla Santa Croce. Nel 1530 divenne la sede dell’Arciconfraternità dei Monti di Pietà, un ordine religioso che si occupava di consolare i condannati a morte e nel 1564, per volere dell’arcivescovo di Cagliari Antonio Parraguez, passò ai Gesuiti fino al 1773, quando con la soppressione della Compagnia di Gesù passò allo Stato. Fu una delle Chiese più danneggiate dai bombardamenti del 1943 e fu completamente restaurata prima nel 1946 e infine nel 2007.

Fino all’espulsione degli ebrei dalla Sardegna nel 1492, Cagliari fu sede della più importante comunità ebraica della regione.

La presenza di ebrei a Cagliari è attestata già nel VI secolo in una lettera di papa Gregorio Magno al vescovo locale. Nel XIII e XIV secolo, sotto i pisani e quindi sotto Alfonso il Benigno agli ebrei fu concesso di vivere in una parte del castello della città nella zona di Santa Croce e di esercitare liberamente i commerci, pur sottoposti ad alcuni obblighi.

Nel XV secolo le condizioni di vita degli ebrei cagliaritani andarono peggiorando, con l’inasprimento delle normative antiebriache, fino al decreto di espulsione. Il 31 luglio 1492, le 70 famiglie ebree di Cagliari lasciarono l’isola. I loro beni furono interamente confiscati. Quanti sopravvissero la traversata, trovarono rifugio a Napoli, nel Nordafrica o a Istanbul. La sinagoga di Cagliari fu trasformata nella basilica cattolica di Santa Croce; la chiesa ancor oggi preserva tracce ben visibili della struttura originaria, nonostante tutti i rifacimenti successivi.

L’edificio sorge in Castello, sul bastione di Santa Croce, nello spazio delimitato dalla omonima via, da via Corte d’Appello e dalla piazzetta Santa Croce, dove si trova l’ingresso principale della chiesa. Annesso alla basilica è il vasto complesso dell’ex collegio gesuitico, che oggi ospita la Facoltà di architettura dell’Università di Cagliari.

La zona in cui sorge l’odierna basilica era in passato la Giudaria, ovvero il quartiere ebraico, esistente in Castello già dal XIII secolo, ma che raggiunse la massima espansione sotto la dominazione aragonese, nel XIV e XV secolo.

 

Nel 1492, per volere di Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia, venne emanato un decreto di espulsione dai loro domini, rivolto a tutti gli ebrei e i musulmani che non si fossero convertiti al cristianesimo. Gli ebrei furono espulsi anche da Cagliari e la sinagoga, che sorgeva nella Giudaria di Castello, venne presto convertita in chiesa cattolica e dedicata alla Santa Croce. Nel 1530 la piccola chiesa venne concessa all’Arciconfraternita del Santo Monte di Pietà, appena istituita, i cui membri, esclusivamente di nobile estrazione, avevano come compito principale il prestare conforto ai condannati a morte.

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