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Lo sapevate? Le tre cose che non sapevi sul quartiere Marina

Lo sapevate? Le tre cose che non sapevi sul quartiere Marina.
Ieri abbiamo visto tre curiosità sul quartiere di Castello, uno dei quattro quartieri storici di Cagliari, con Stampace, Villanova e Marina.
Oggi andremo a scoprire tre aspetti particolari di quest’ultimo quartiere, da sempre luogo di commerci, scambi, anche culturali e sociali, sin dall’antichità.

1) A Cagliari gli abitanti del quartiere Marina venivano soprannominati “Culus Infustus“: “sederi a mollo”.

Quartiere storico di Marina (prima Bagnaria e poi Lapola), zona portuale, da sempre un melting pot di etnie, già in epoca antica. Il porto, la porta di Cagliari, il punto di arrivo per chiunque scelga il mare per giungere nel capoluogo. Qui gli abitanti, di sicuro non ricchi né abbienti, venivano soprannominati simpaticamente dagli altri abitanti di Cagliari “Culus Infustus“, cioè sederi a mollo (nell’acqua del porto, che era molto più vicino alle case di quanto non sia oggi).

2) Nella cripta di San Sepolcro a Cagliari venivano sepolti emarginati e condannati a morte.

Fu Mauro Dadea, archeologo, a scoprire il 17 gennaio del 1992 quello che lui stesso definisce “il maggiore esempio di architettura funeraria barocca dell’intera Sardegna”. Passando per un pertugio, Dadea si ritrovò letteralmente a strisciare su un letto di migliaia di ossa umane, mentre sul soffitto era dipinta la morte.

Andiamo alla scoperta dei luoghi misteriosi e delle cavità di Cagliari e ripercorriamo la storia della chiesa di San Sepolcro, situata nel cuore del quartiere di Marina. Una storia antica e affascinante, fatta talvolta di tristezza, morte e disperazione che inizia con tutta probabilità nel XIV secolo (anche se sempre più studiosi tendono a pensare si trattasse di un luogo sacro persino in epoca paleocristiana, la scoperta di una fonte battesimale adiacente, lo testimonia) e si lega secondo alcuni studiosi alla figura dei  Cavalieri Templari.

Successivamente la zona fu occupata dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso, chiamata anche dell’Orazione o della Buona Morte. Quest’ordine religioso, istituito nel 1564,  si occupava soprattutto di dare degna sepoltura agli emarginati, i poveri, gli sbandati e soprattutto i condannati a morte. Ecco perché prima dell’editto napoleonico i cimiteri si trovavano, anche a Cagliari, all’interno della città e quindi sotto le chiese (la zona di sepoltura erano due cripte intercomunicanti e l’odierno sagrato). Dopo la creazione del cimitero di Bonaria, nel 1829, la zona sepolcrale della Marina fu abbandonata.

Quando scoprì questo luogo, passando per un pertugio, Dadea si ritrovò letteralmente a strisciare su un letto di migliaia di ossa umane, mentre sul soffitto era dipinta la morte. Sono proprio quegli scheletri a raccontare chi fossero le persone sepolte nella cripta.

3) Anche il quartiere Marina a Cagliari era circondato da imponenti mura medievali.
I quartieri storici e alcuni dei colli di Cagliari nel Medioevo erano circondati da possenti mura di difesa, nelle quali erano sistemate diverse porte e torri, alcune delle quali si sono conservate. Solo il quartiere Castello ha conservato tratti di queste mura (che furono abbattute nel corso dei secoli con l’avvento delle armi più moderne e con il cambio delle esigenze di difesa) ma anche Villanova, Stampace e Marina avevano i loro bastioni e le proprie torri (a Stampace c’è ancora la torre dell’Alberti). Ecco come appariva la Marina (nei secoli passati “Lapola”) in questa ricostruzione (autore Michele The Sea), apparsa sul gruppo Facebook Calaris. Gli ultimi tratti di mura del quartiere Marina, ormai molto malandati, furono eliminati nella seconda metà dell’Ottocento per far posto alla palazzata di via Roma (allora via San Francesco al Molo). I palazzi hanno rimpiazzato le fortificazioni, già fondate sui bastioni di Sant’Agostino (odierno incrocio con largo Carlo Felice) e della darsena (ad angolo con il viale Regina Margherita) demoliti nel 1863.


Torri e bastioni imponenti servivano per difendere la città dalle invasioni, fortificazioni impenetrabili e inespugnabili, che hanno attraversato i secoli. I pisani avviarono la costruzione nel quartiere di Castello e lo stesso fecero sul colle del castello di San Michele. Catalani, aragonesi e sabaudi completarono l’opera, modificando le difese a seconda delle evoluzioni tecniche: dai bastioni a strapiombo pisani a quelli leggermente obliqui degli spagnoli, sino alle strutture complesse piemontesi. Oggi si notano rilevanti tracce del sistema difensivo che cingeva Castello e dominava gli altri tre quartieri storici di Villanova, Stampace e Marina.
Parte della cinta muraria fu demolita dopo che Cagliari cessò di essere una roccaforte (fine XIX secolo).

La cinta muraria scendeva sino al quartiere Lapola (oggi Marina), nei pressi dell’odierna piazza Yenne. Al centro della Marina stava la porta del molo, ovvero l’ingresso al porto, che già nel 1535 era protetto dai bastioni di Levante e di sant’Agostino. L’ultimo intervento spagnolo riguardò proprio il molo e il fortino di San Giacomo, poi arrivarono le significative modifiche dei Savoia.

In questo documento straordinario possiamo vedere il Largo con baracche e altre strutture, quando ancora non esisteva il mercato e c’erano le mura che circondavano la Marina. Pochi anni dopo le strutture difensive vennero abbattute, fu costruita piazza Yenne e venne edificato il mercato, poi abbattuto nel 1957. Qui altre rare foto della seconda metà dell’Ottocento, opera di Édouard Delessert.

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