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Lo sapevate? L’Argia (o malmignatta) viene chiamata anche “Ragno del Demonio”

Lo sapevate? L’Argia (o malmignatta) viene chiamato anche “Ragno del Demonio”.

Il ragno che risveglia paure ancestrali viene avvistato spesso nelle campagne isolane. Il suo segno inconfondibile sono tredici macchie rosse sul corpo. Il suo nome e la sua pericolosità evocano arcani e antichi rituali. Scopriamo insieme di che animale si tratta.

Alla temutissima malmignatta (o argia) sono legate parecchie leggende. Tutti i ragno possiedono un veleno per catturare le prede ma l’argia e il ragno violino in Sardegna sono i più pericolosi.

Il ragno violino può vivere vicino alle abitazioni, può entrare in casa e nascondersi. Più difficile vedere l’argia che raramente abbandona la ragnatela.

L’argia, nera con macchie rosse sull’addome, si trova nella macchia mediterranea, in pinete e rimboschimenti costieri, nei muretti a secco. Nessun allarmismo: non ci sono stati molti casi mortali. Inizialmente non si avverte dolore, ma i sintomi sono ben chiari (conati, vomito, sudorazione, nausea, febbre) e danno il tempo di intervenire. Raramente si arriva alla morte, a meno che non si tratti di persone molto debilitate.

Gli studiosi erano convinti fosse estinto ma una serie di avvistamenti negli ultimi anni hanno permesso di appurare il contrario.
Si tratta della Malmignatta Latrodectus tredecimguttatus, un ragno meglio noto come la “vedova nera mediterranea”, in sardo conosciuta e temuta con il nome di “Argia” o “arza”, che significa variopinta. L’aracnide appartiene alla famiglia Theridiidae. In Italia assieme alla Loxosceles rufescens è una delle poche specie il cui morso può creare un serio pericolo per gli esseri umani. Latrodectus tredicimguttatus, anche nella variante genetica sarda, è il parente stretto della vedova nera americana Latrodectus mactans, dal morso molto più pericoloso.

Negli ultimi anni è stata avvistata in Ogliastra, nel Sulcis, nella zona di Siniscola, nel Medio Campidano e anche nel Cagliaritano: il suo morso è più pericoloso per i bambini per il rapporto tra quantità di veleno e massa corporea. Pericolo che sussiste anche per gli anziani e gli adulti indeboliti da malattie al momento del morso.

Nella tradizione era un ragno molto temuto dai contadini, in quanto era solito annidarsi sotto le pietre, tra i cespugli e gli sterpi, in ambiente di campagna.

Il veleno è di tipo neuro-tossico ovvero colpisce il sistema nervoso passando attraverso il sistema linfatico, e contiene una potente tossina chiamata Latrotossina.

La femmina adulta è quella potenzialmente più pericolosa per l’uomo. Il morso della femmina non provoca dolore istantaneo ma i suoi effetti possono manifestarsi già nei primi 15 minuti con sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talvolta morte, eventuali complicanze cardiache possono verificarsi a distanza di 1-3 ore dopo il morso. I casi mortali sono tuttavia veramente molto rari.
Nell’Isola, la tradizione popolare dell’Argia è ancora molto sentita. Si pensava che la persona morsa da questo ragno fosse posseduta dal demonio; per essere guarita e liberata dalla possessione era necessario eseguire una danza, “Su ballu de s’Arza” (il ballo dell’Argia), da eseguire intorno alla vittima del morso, che stava in una fossa, ricoperta di letame fino al collo. Le danzatrici erano 21 donne, divise in nubili, maritate e vedove.

 

 

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