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Lo sapevate? Nel ’66 il film “Una questione d’onore” ambientato in Sardegna fu sequestrato dalla procura di Cagliari, perché “Offensivo del comune senso del pudore”.

Lo sapevate? Nel ’66 il film “Una questione d’onore” ambientato in Sardegna fu sequestrato dalla procura di Cagliari, perché “Offensivo del comune senso del pudore”.

La pellicola “Una questione d’onore”, una sequela di luoghi comuni sulla cultura sarda, scatenò una profonda ondata di indignazione nell’Isola che si sentì profondamente offesa. La procura di Cagliari decretò il sequestro in tutta Italia, che però durò solo alcune settimane. Dopo il dissequestro il film, forse anche per il clamore suscitato dalle polemiche, riscosse  un grande successo.

Nel febbraio del 1966 al cinema Ariston di Cagliari viene proiettata l’anteprima del film “Una questione d’onore” di Luigi Zampa, alla presenza delle più importanti autorità regionali e cittadine. La commedia, interpretata da Ugo Tognazzi è un susseguirsi di scene volgari in un linguaggio scurrile, in un misto di dialetto logudorese e parolacce cagliaritane, seni nudi e un’interminabile catena di luoghi comuni sulla Sardegna, rappresentati in chiave ironica. Le autorità indignate abbandonano la sala molto prima della fine della proiezione. Dopo qualche giorno la procura di Cagliari ordina il sequestro della pellicola “Perché offensivo del comune senso del pudore”. All’epoca l’opinione pubblica sarda si indignò, il film venne vissuto come un manifesto razzista, come l’ennesimo schiaffo al popolo isolano considerato inferiore, arretrato e ignorante dal “continente”. Successivamente la magistratura stabilì il dissequestro e il film grazie anche alla curiosità suscitata proprio dalle polemiche, riscosse grande successo, tanto che si contende con “Padre e padrone” il titolo di film più remunerativo della storia del cinema a tema “Sardo”. 

La trama racconta del bracciante delle Saline Efisio Mulas, un uomo mite che per arrotondare i magri guadagni disputa gare di testate. Per una serie di sfortunate coincidenze viene accusato ingiustamente di omicidio. Per scampare all’arresto scappa a Milano senza poter consumare il matrimonio con la fumantina moglie Domenicangela Piras appena sposata. Un giorno Leandro Sanna il padrone delle Saline minacciato di morte perché coinvolto in una faida, raggiunge il povero Efisio a Milano e gli propone un patto: si dice pronto a testimoniare l’innocenza di Efisio, se lui in cambio ucciderà Egidio Porcu l’uomo che lo minaccia. Efisio accetta, ma in realtà non ha nessuna intenzione di commettere l’omicidio, raggiunge invece la moglie per consumare finalmente il matrimonio. Quella notte Egidio Porcu viene ucciso da qualcun altro. Efisio quindi viene scagionato dall’accusa del primo omicidio, ma è ritenuto colpevole dell’omicidio di Egidio Porcu. Intanto in paese si viene a sapere che Domenicangela è incinta. Al protagonista non resta che scegliere se riconoscere di essere lui il padre del bambino e ammettere di essere stato in paese il giorno dell’omicidio, oppure negare la paternità e uccidere la moglie fedifraga per salvare l’onore. Efisio sceglierà di salvare l’onore.

Sono passati cinquantadue anni e a riguardarlo adesso si fa fatica ad indignarsi. Sarà perché fortunatamente ci siamo liberati di quel senso di inferiorità che ci faceva sentire vittime anche. Forse semplicemente allora i tempi non erano maturi. I sardi non avevano ancora acquisito quel senso orgogliosamente identitario di appartenenza. Sarà perché guardando il film, ci distraiamo a riconoscere i tanti pezzettini di una Sardegna bellissima e ancora selvaggia: il ponte sul Cedrino, Orosei, la Grotta del Bue Marino, gli stazzi di Aggius, Oliena, le Saline di Cagliari, i tenores di Orgosolo e l’Ardia di Sedilo, ma indignarsi è impossibile. La mentalità è cambiata, la Sardegna no.

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