Sono impressionanti le immagini inviateci dal collega giornalista Alessandro Congia sulla gigantesca discarica a cielo aperto sorta purtroppo “spontaneamente” e oramai fuori controllo tra viale Monastir e viale Umberto Ticca, a due passi dalla 131.

«Bollettini postali per il pagamento del canone d’affitto delle case popolari, con tanto di intestazione della famiglia che vi risiede, fogli del Tribunale con sentenza di condanna penale, intestazioni delle carte del reddito di cittadinanza, sempre con dati sensibili e riconducibili a persone che risiedono nel capoluogo cagliaritano. Questo e tanto altro – racconta Alessandro Congia – nella discarica abusiva di rifiuti, che sorge ormai da svariati mesi in una stradina poco battuta dietro viale Monastir, al Km. 5,500, a Cagliari, nei pressi di viale Umberto Ticca, accanto all’azienda petrolifera “Farmos”».

Non mancano i consueti cumuli di rifiuti ingombranti, plastica, vetro, macerie, bustoni stracolmi di spazzatura, centinaia di preservativi usati e gettati su quel budello di strada chiusa. Una sorta di cattedrale nel deserto dove chiunque, incurante di essere visto, abbandona di tutto e di più.

Il Comando di Polizia Municipale di Cagliari, anche per tramite del personale del Servizio di Igiene del Suolo, ha effettuato diversi sopralluoghi ispettivi volti ad identificare e sanzionare chi spesso e volentieri riesce a farla franca, abbandonando (è accaduto nei mesi scorsi), anche pacchi di volantini mai distribuiti di altrettante aziende commerciali e alimentari. La zona in questione pare fosse adibita anni fa ad un parcheggio per i dipendenti di una società che ormai ha chiuso i battenti da alcuni anni; da allora il degrado e l’incuria nelle aree circostanti, aumenta a dismisura.

ECCO LE FOTO SCATTATE DA ALESSANDRO CONGIA

È allarme al Poetto di Cagliari per il deterioramento dei sacchi di plastica che anni fa furono posizionati in molti punti della battigia per frenare l’avanzata del mare.

I sacchi si stanno via via disfacendo a causa dell’erosione del mare e i frammenti che si separano dal corpo principale del sacco, per lo più dei filamenti, finiscono o in mare o nell’arenile.

A denunciare la situazione è Carola Farci che recatasi in loco questa mattina si è rimboccata le maniche per rimuovere un po’ di detriti.

«La situazione è così da mesi, e pare che le istituzioni non se ne stiano preoccupando – spiega -. Però non si può più aspettare. A decine sono già in mare, le altre si distruggono sul bagnasciuga, lasciando fili di plastica ovunque.
Oggi ne ho buttati 28, ma ce ne sono decine, forse centinaia. Serve che tutti diamo una mano: chi può andare al Poetto vada e ne raccolga qualcuno, chi va a nuotare, surf, windsurf, sup, canoa, cerchi di recuperare quelli sparpagliati in mare. Spero che i responsabili paghino. Intanto noi rimbocchiamoci le maniche: come sempre tutti insieme ce la faremo».