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600 mascherine per il carcere di Uta: il dono di Socialismo Diritti Riforme

Seicento mascherine in cotone madapolam sono state donate dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme” alla Casa Circondariale di Cagliari-Uta. Di colore nero, con in evidenza il simbolo del sodalizio, i dispositivi individuali di protezione sono stati realizzati gratuitamente dalla stilista quartese Emma Ibba, socia SDR. I dispositivi, sanificati e confezionati sottovuoto, dopo l’uso, potranno essere lavati e riutilizzati.

Non è la prima volta che SDR contribuisce concretamente a garantire maggiore sicurezza anticovid ai detenuti e agli operatori penitenziari. In due precedenti occasioni infatti sono state offerte 860 mascherine chirurgiche. I nuovi dispositivi sono stati consegnati al Direttore della Casa Circondariale Marco Porcu dalla presidente di SDR Elisa Montanari e dalle socie Emma Ibba e Maria Grazia Caligaris. Presente Giuseppina Pani, responsabile dell’Area Educativa dell’Istituto.

«Ancora una volta – ha affermato Marco Porcu – l’associazione di volontariato ha dimostrato sensibilità e attenzione nei confronti della Casa Circondariale contribuendo concretamente a rendere più agevole il nostro impegno di garantire sempre maggiore serenità alle persone detenute e ai loro familiari. Siamo quindi particolarmente grati per questo gesto, molto utile per contribuire a preservare la salute di tutti in un momento delicato».

«Con la nostra donazione – ha aggiunto Elisa Montanari – intendiamo ribadire la vicinanza di SDR ai detenuti e a tutti gli operatori penitenziari. Un gesto di solidarietà in attesa di poter riprendere tutte le iniziative che caratterizzano la nostra presenza nel carcere».

«L’idea di realizzare queste mascherine – ha sottolineato Emma Ibba – è nata dalla consapevolezza delle difficoltà derivanti dalla pandemia e dalla volontà di contribuire a garantire maggiore sicurezza alle persone che vivono in questo carcere».

“L’impegno assunto da SDR – ha concluso Maria Grazia Caligaris – vuole essere un segno concreto di partecipazione civile attiva in una realtà spesso trascurata e marginalizzata. Uno sforzo reso possibile dalla generosità della nostra socia Emma e da quanti collaborano attivamente alla realizzazione dei nostri progetti culturali di sensibilizzazione».

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