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“L’Ersu ci sfratta? Rimborsi subito”: la rabbia dei ragazzi delle Case dello Studente

Sit in ragazzi delle case dello studente

«Noi la crisi non la paghiamo». È il grido degli studenti universitari fuori sede ospiti delle varie Case dello Studente di Cagliari, i quali avevano deciso di lasciare gli appartamenti all’inizio dell’epidemia da Coronavirus e che, il mese scorso, hanno saputo dall’Ersu che, per il momento, non c’è una data certa per poter tornare. Ma ciò che più preoccupa gli studenti è non sapere se e quando potranno avere il rimborso degli affitti che hanno già pagato pur non usufruendo dell’alloggio.

Da qui la mobilitazione di centinaia di loro, dalla raccolta firme, presentata all’ente, ai sit-in, uno dei quali si è svolto giovedì mattina. «C’è stata un’interlocuzione tra i vertici dell’Ersu, in particolare il presidente Gian Michele Camoglio, e gli studenti – dice Alex Castangia, residente a Nurachi, studente di Infermieristica – Ci ha detto che per ora non potranno rimborsare gli affitti tantomento i pasti della mensa. Ci ha anche comunicato che prima di poter tornare negli alloggi ci vogliono dei protocolli e verifiche da parte della Asl e della Prefettura. Si parla di un’ipotetica data, dopo metà giugno o inizi di luglio. Per ora intanto non ci viene garantito il diritto allo studio – dice Alex, che alloggia alla Casa di via Trentino – Porteremo avanti questa battaglia cercando di coinvolgere quanti più studenti possibile. Ci sarà sicuramente un’altra manifestazione a breve».

Bianca Pili, di Lanusei, studia Filosofia e alloggia alla Casa di via Biasi. Risiede in provincia di Savona dove si trova ora per la sessione estiva: «Molti di noi non sanno se e quando potranno rientrare, senza contare l’allontanamento forzato di studentesse o studenti come me che, vista la decisione dell’Università di Cagliari di adottare la didattica online, si sono trovati a dover lasciare il posto per poter seguire le lezioni e dare esami, proprio perché nelle strutture manca la connessione wifi. Nonostante le numerose segnalazioni abbiamo ottenuto solo il silenzio».

“Sfratto”, questa è la parola che usano: «Ci è stata contestata – dice Bianca – ma è la realtà perché l’Ersu non chiede alla Regione i soldi necessari ai rimborsi. Ci viene chiesto di andare in Regione a far sentire la nostra voce, ma finché non abbiamo la certezza che l’Ersu si impegni a richiedere i soldi per il rimborso, non possiamo  che tornare di fronte alla sede in corso Vittorio Emanuele e ripresentare le nostre istanze: non abbiamo la minima intenzione di trasformare la rivendicazione di un diritto in merce da discussione politica, perché il problema è amministrativo. I diritti non si discutono, si mettono in atto, perché non ci sono regalati ma esistono in virtù delle lavoratrici e dei lavoratori sardi che con fatica pagano le tasse. Noi soprattutto per loro continueremo la protesta, senza bandiere politiche ma uniti dal desiderio di vedere rispettato in Sardegna il diritto allo studio e con esso il lavoro di tutti i sardi». E sui protocolli che ci vorrebbero prima di permettere il rientro degli studenti negli alloggi, teme che possano prevedere lo sfratto di molti di loro.

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