Roberto Vinci, il 48enne di Genoni ucciso a colpi di fucile, poco prima di morire avrebbe confidato a un amico che lo ha ritrovato riverso a terra in una pozza di sangue che “A spararmi è stato un uomo incappucciato e vestito di nero che mi ha centrato con due colpi”.
A riportare la notizia, Ansa.
Il 48enne è stato sorpreso mentre percorreva in bici la distanza tra un terreno di proprietà e la sua casa e ucciso da un solo colpo di fucile probabilmente caricato a pallettoni. Dopo gli spari, un paio di pedalate e poi la caduta. Solo allora un suo compaesano, accorso, ha chiamato il 118, ma per l’uomo nulla da fare: è spirato al Brotzu dopo poche ore.
I carabinieri di Nuoro e Isili hanno già interrogato chiunque possa aiutare a ricostruire le ultime 48 ore della vittima.
Le indagini sono coordinate dal maggiore Michele Cappa (comandante del Nucleo investigativo di Nuoro). Si scava nel passato della vittima per capire il movente dell’omicidio: Vinci aveva diversi precedenti per rapina e furti.
Una rapina in particolare, perché finita nel sangue, è una macchia nel suo passato. Era la notte tra il 10 e l’11 gennaio del 2002 quando Roberto Vinci e il suo complice Giuseppe Serra decisero di assaltare un distributore di benzina alla porte di Ales.
Entrambi vennero arrestati dopo 48 ore e trasferiti in carcere. Tra le accuse, quella di aver provocato la morte di Antonio Tuveri, gestore dell’area Q8, ucciso da una pallottola dei carabinieri durante l’inseguimento e il conflitto a fuoco.
Come riporta sempre Ansa, “per coprirsi la fuga i due malviventi presero in ostaggio Tuveri, costringendolo a sdraiarsi sul sedile posteriore della loro auto, poi bersagliata dai colpi esplosi dagli uomini dell’Arma”.
Vinci e Serra vennero condannati a 30 e 19 anni di reclusione, pene poi ridotte in appello a 20 per Vinci e 15 per Serra. Vinci venne poi, dopo lungo periodo di detenzione, rilasciato.