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Lo sapevate? L’occhio di Santa Lucia non è una conchiglia ma il coperchio di una conchiglia più grande

In realtà infatti, quello che noi chiamiamo Occhio di Santa Lucia è “la porticina”, la protezione di una conchiglia chiamata Astrea rugosa. Questo mollusco chiamato anche trottola rugosa per la sua forma, vive nei fondali rocciosi dove si nutre di alghe. Il coperchio (l’opercolo) è una sorta di tappo che protegge il mollusco quando si ritira completamente nel suo guscio, ed è costituito da calcio ricoperto da uno strato corneo.

Quando l’animale muore l’opercolo si stacca e viene spinto a riva dalle correnti. È diffuso in tutta la Sardegna e si trova facilmente nei fondali bassi in riva al mare, o sul bagnasciuga. Si presume che sia stato associato a Santa Lucia, protettrice della vista, per la sua forma che ricorda vagamente un occhio.

Da sempre la tradizione popolare attribuisce a quest’opercolo il potere di proteggere dal malocchio, infatti in dialetto viene chiamato “Sa perda ‘e s’ogu”, tanto che spesso viene incastonato in una sottile lastra d’argento e trasformato in ciondolo amuleto. In alcune zone della Sardegna si usa incastonarlo in un anello, s’aneddu de sa meigannia, che si indossa per proteggersi dall’emicrania. Viene utilizzato spesso nell’arte orafa per realizzare gioielli. Nei primi anni dopo il famigerato ripascimento del Poetto, a Cagliari, se ne trovavano in grandi quantità e alcuni esemplari erano di dimensioni davvero ragguardevoli.

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