Site icon cagliari.vistanet.it

La lettera del giorno: “I bagni del Poetto vandalizzati, ma non voglio le telecamere”

La nostra lettrice si chiama Rosy, è un’insegnante in pensione e ci scrive per raccontare quanto ha visto oggi nei bagni del Poetto. Quello che però la colpita non è tanto l’atto vandalico, quanto piuttosto la rassegnazione delle persone che non credono più nell’educazione e nel futuro per una società migliore.

“Vado quasi tutti i giorni a camminare al Poetto. Sono un’insegnante in pensione e mi posso permettere delle lunghe passeggiate. Per questo spesso faccio uso dei bagni pubblici del lungomare e, a dispetto di quanto si possa pensare, li ho sempre trovati in condizioni accettabili, talvolta molto puliti, altre volte meno. Ma mai prima di oggi, mi era capitato di trovarli danneggiati. Mi ha dato così fastidio entrare e vedere tutte, ma proprio tutte le porte del bagno vandalizzate, che ho sentito l’esigenza di scrivere una lettera. Sono una donna all’antica, ho insegnato tutta la vita, e per me il rispetto della cosa pubblica  è un valore fondamentale, che ho sempre cercato di trasmettere ai miei allievi.  Per questo trovare i bagni in buone condizioni al Poetto mi è sempre sembrata una cosa positiva. Oggi purtroppo mi sono dovuta ricredere e con mio grande dispiacere ho trovato, come mostrano le foto, i bagni devastati. Tutte le porte, una per una sono state colpite con dei sassi, o con qualche altro arnese, non se n’è salvata una. Tutte colpite addirittura da entrambi i lati. Qualcuno si è preso la briga di rovinare delle piccole, ma utilissime strutture che appartengono a tutti noi”.

La nostra lettrice si chiama Rosy, è un’insegnante in pensione e ci scrive per raccontare quanto ha visto oggi nei bagni del Poetto. Quello che però la colpita non è tanto l’atto vandalico, quanto piuttosto la rassegnazione delle persone che non credono più nell’educazione e nel futuro per una società migliore.

Mentre scattavo le foto si sono avvicinate delle persone con le quali ho commentato la scena che avevo davanti. Sostenevano che la città dovrebbe essere disseminata di telecamere, perché ormai non c’è altro sistema per proteggere le strutture pubbliche. Ma io mi rifiuto di farlo. Penso che creare un deterrente non sia la strada migliore per ovviare alla mancanza di rispetto e di senso civico. Da insegnante penso che  bisognerebbe ripartire dall’educazione, e per certe persone è tardi, ma di certo non lo è per le nuove generazioni, sulle quali si dovrebbe investire, piuttosto che sull’acquisto di telecamere. Oggi la mia bella passeggiata anziché con la solita soddisfazione dei miei 5 chilometri a piedi si conclusa con tanta amarezza, non tanto per le porte rotte che possono sostituire, quanto per la rassegnazione di certi adulti che per primi non credono più nel valore dell’educazione”.

Exit mobile version