L’Agenzia Forestas spiega le perle della nostra terra. Oggi parliamo dello zafferano: sapevate che il suo bulbo è velenoso?
“Questa specie endemica (Sardegna, Corsica soprattutto, ma anche Arcipelago Toscano) che cresce in aree aperte o piccole radure, dal livello del mare a 1300 m circa. Si trova sporadicamente nella fascia esterna degli stagni temporanei sardi. Il bulbo è velenoso.
Il suo nome generico deriva dal greco ‘krokos’ (filamento) per i suoi lunghi stimmi filamentosi; il nome specifico (minimus) si riferisce alle piccole dimensioni dei fiori o dei filamenti… che sono preziosissimi solo nella varietà più famosa e rinomata dello zafferano coltivato (C. sativus) dai cui filamenti, essicati, si ricava il prezioso zafferano. La specie è assai comune nei prati e nei boschi, non è attualmente inserita in nessuna direttiva o convenzione comunitaria.
È una erbacea perenne con bulbo piriforme sotterraneo, foglie filiformi, che superano i fiori in lunghezza. Le fioriture, solitarie o in coppia, hanno colore violaceo con striature purpuree molto pittoresche ed assai apprezzate nel periodo tardo-primaverile. Produce un frutto capsulare del diametro di circa mezzo centimetro”.
(La splendida foto è di Cristian Mascia, uno scatto che proviene dai prati circostanti Perd’e Liana, ripreso qualche giorno fa)