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(VIDEO) Perry Mason e Maciste che parlano in cagliaritano stretto: l’umorismo nostrano nei video anni ’70 di Riccardo Coco

Era la metà degli anni ’70, nascevano le prime TV private, e con loro un tipo di intrattenimento diverso, legato alle realtà locali, era l’epoca del “Calderone” di Giampaolo Loddo, la RAI era ingessata nella rigidità di un umorismo bacchettone, quando bastava una battuta sul Papa, una parolaccia, un doppio senso per finire in esilio per anni. Nelle neonate emittenti locali si godeva di una libertà creativa che per l’epoca era innovativa, sapeva di emancipazione e così nascevano varietà divertenti, forse non elegantissimi, ma assolutamente nuovi e molto ironici. In questo contesto Riccardo Coco, scomparso lo scorso anno, volto conosciutissimo di Videolina, autore del varietà di grande successo “Vivere”, ebbe la geniale idea di doppiare i telefilm e i film americani in voga in quegli anni, come Perry Mason o Rin-tin-tin oppure i colossal storici, in cagliaritano, con qualche frase in sardo e soprattutto espressione in slang casteddaio, parole intraducibili, come “stravanato”, “ammarolla”, “scardito”, termini che solo i cagliaritani possono conoscere. Giampaolo Loddo che di quel periodo fu uno protagonisti ricorda: «io non ho mai doppiato nessun film, però mi chiamavano spesso- ricorda l’artista di Sant’Avendrace- per chiedermi delle consulenze, come si pronunciavano esattamente certe parole, oppure mi chiedevano suggerimenti su quale espressione ci stava meglio, e io gli consigliavo “is fueddus” giusti. Si rivolgevano a me perché sapevano che conoscevo benissimo la parlata cagliaritana vera».

Il cantante de “La bombola io a lei non le la do”, ricorda qualche nome che stava dietro quelle voci strane, caricature esasperate che rendevano ancora più paradossale il doppiaggio: «c’era Giacomo Nieddu, mi ricordo- racconta Loddo- di Gianluigi De Gortes, che poi era passato alla RAI, che faceva una vocina in farsetto, era bravissimo anche se non era un attore, in realtà era addetto alle telecamere, ma aveva un grande talento, poi c’era Sandro Angioni che dirigeva un po’ tutto, Alberto Testa che purtroppo era morto giovanissimo, una certa Manuela di cui non ricordo il cognome». Sul web sono disponibili molti di questi video, chissà se i ragazzini di oggi abbandonando per un attimo i patinati youtubers, riuscirebbero a cogliere quelle sfumature di umorismo basato sul linguaggio che solo apparentemente è elementare, ma che in realtà nasconde una profonda conoscenza della nostra sgangherata parlata casteddaia.

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